Salerno

La Procura di Salerno indaga su Afia Abderrahaman, il 29enne marocchino arrestato lo scorso 9 luglio a Battipaglia con l'accusa di terrorismo. Gli investigatori hanno aperto un ulteriore fascicolo per capire se il giovane, per il quale era stato eseguito un mandato di arresto internazionale emesso dall'autorità marocchina, abbia potuto creare ramificazioni sul territorio salernitano. Durante la sua detenzione nel carcere di Salerno è stato disposto anche il sequestro di un blocknotes sul quale il 29enne aveva appuntato preghiere e frasi rivolte alla famiglia. Domani il Tribunale del Riesame di Salerno si pronuncerà sulla richiesta di dissequestro avanzata dai legali. «Davanti al magistrato di Sorveglianza, qualche giorno fa, ha riferito di non aver scritto nulla di particolare su questo blocknotes». ha spiegato l'avvocato Gerardo Cembalo che difende il 29enne insieme al collega Dario Masini, tra i massimi esperti in materia di terrorismo. «Nonostante abbia un altro blocknotes, lui ha delle difficoltà a scrivere ancora perché ha paura che possano sequestrarglielo nuovamente».

Nei prossimi giorni la Corte d'Appello dovrà fissare anche l'udienza per decidere sulla richiesta di estradizione del 29enne. Nel frattempo i legali hanno presentato richiesta di asilo politico alla Questura di Terni. Da un mesetto, infatti, Abderrahaman è stato trasferito nel carcere della città umbra dove è recluso in regime di alta sicurezza. «Ha molta paura di essere rimpatriato perché sostiene di non essere un terrorista e di non far parte di nessuna organizzazione - ha aggiunto Cembalo -. Ciò che avrebbe detto o fatto è postare qualche disappunto sul sistema istituzionale in Marocco. In base alla lettura degli atti non ci sono delle prove dirette a suo carico ma semplicemente delle dichiarazioni che sarebbero state rese da due persone in Marocco che lo avrebbero accurato di far parte di un’organizzazione terroristica, di essere andato in Siria, di aver combattuto in Siria». «L'autorità marocchina lo accusa di aver partecipato a un’organizzazione che si chiama Al Nursa che non è l’Isis», ha sottolineato l'avvocato Dario Masini. «Noi non troviamo delle prove sicure della sua partecipazione, né del viaggio che potrebbe aver fatto dal Marocco fino alla Siria passando per la Turchia, né su quello che sarebbe stato il suo ruolo».