Avellino

Come inevitabile che fosse, l'Avellino si ritrova diviso a metà tra le aspettative, alte, della società e della piazza, confermate da un mercato di prima fascia, e la necessità di pazientare affinché, per cucire addosso il miglior vestito tattico ai nuovi interpreti, ci sia il tempo materiale per lavorare al passaggio dal 3-5-2 al 4-3-3: non un dettaglio tra sincronismi da rodare e meccanismi da oleare. E, allora, dopo il pareggio per 0-0 al “Menti”, contro la Juve Stabia, è già evidente che la sfida nella sfida per Braglia è quella di isolarsi dalle pressioni esterne, di tifosi e dirigenza, per tirare fuori una squadra a suo pieno agio con il nuovo sistema di gioco; più incisiva sotto il profilo realizzativo, dove è finora è maturato un solo gol, su calcio di rigore, nelle prime due giornate di campionato. Il tutto, augurandosi che l'affiatamento tra tanti nuovi interpreti, ben più dei 5, 6 innesti inizialmente programmati, venga raggiunto nel minor tempo possibile.

In tal senso, oltre alle indiscutibili qualità tecniche, a Castellammare di Stabia si è già visto quanto in termini di esperienza e carisma potrà dare Di Gaudio; si è capito che limitare al minimo le sbavature difensive e gli eccessi di confidenza sarà vitale per sostenere il peso, in termini di equilibri, del tridente e di un progetto votato all'attacco per alzare l'asticella delle ambizioni; intuito che la rosa offre ampie alternative in termini di soluzioni tecniche e di interpreti, ma che giocherà, come sempre, un ruolo determinante pure la fortuna. E la sfortuna. Quella che ha già bersagliato Micosvchi, ko per noie muscolari nel corso della seduta di rifinitura e da valutare alla ripresa degli allenamenti, fissata per martedì prossimo. Tutto nel calderone, anche la tensione tra Plescia e Braglia per la sostituzione dell'attaccante dopo soli 19 minuti di gioco. Mescolare e calibrare le dosi di adrenalina e lucidità. Nessuno ha la bacchetta magica, nel calcio, ma è già il momento di trovare le giuste alchimie perché, come ha ricordato con grande realismo Braglia: "Giocare bene è importante, ma vincendo, altrimenti il bischero sarà io...".