“Un quadro generale delle diverse situazioni dal quale è emerso che nonostante la diversità socio-economico delle regioni rappresentate dai vescovi delle Aree interne, i problemi sono prettamente identici”.
Questo uno degli elementi emersi al termine del primo giorno di incontri tra oltre 20 vescovi arrivati a Benevento da dieci regioni diverse su invito dell'arcivescovo metropolita Felice Accrocca che ha organizzato l'incontro con al centro le Aree interne d'Italia. Incontro al quale hanno partecipato i vescovi arrivati presso il Centro “La Pace”, provenienti dalle Diocesi di Piemonte, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.
“Un percorso – ha spiegato monsignore Accrocca - consolidato, volto a restituire alle cosiddette Aree interne un’attenzione adeguata, di cui dovrebbero godere e che invece non hanno; la nostra provenienza geografica (dal Piemonte alla Sicilia) dice di per sé che la questione è trasversale a tutto il Paese”.
Problemi identici, dunque, per tutte le aree non costiere e non metropolitane del Paese. “Il clero – ha spiegato ancora l'arcivescovo di Benevento - chiede approcci nuovi e che le aree interne chiedono tutte un passo diverso nell'affrontare i problemi ed avere delle articolazioni diverse nei dialoghi pastorali. Forse a livello politico e sociale bisognerebbe – ha rimarcato monsignore Accrocca - investire maggiormente nelle infrastrutture ed invertire la piramide. Partire anche nei servizi e nelle infrastrutture non dai grossi centri verso le periferie ma esattamente il contrario. Quando si parte dai grossi centri si rischia di non arrivare nelle periferie. In questo modo si evitano opere che restano incompiute e il rischio che strade, banda larga ed altre opere innovative non arrivino ai margini dei centri urbani”.
“Proveremo ad abbozzare un’idea di pastorale capace di rispondere alle esigenze poste da questi territori soggetti a un decremento progressivo della popolazione – ha rimarcato ancora monsignore Accrocca -: un incontro di natura prettamente pastorale, che segnala però anche un problema di natura politica, poiché la questione non può continuare a rimanere marginalizzata nell’agenda del Governo. Mi permetto, a questo proposito, di fornire un solo stimolo, che potrà essere valutato e discusso – qualora se ne riconoscesse la fondatezza – da chi ha la competenza e l’autorità per farlo”.
Secondo l'arcivescovo Accrocca fondamentale sarebbe, come prima cosa, cambiare il criterio della ripartizione delle risorse: “Molte cose potrebbero in effetti cambiare se il criterio del numero della popolazione non fosse l’unico in base al quale assegnare le risorse; in base a tale criterio, infatti, le Aree interne, povere di popolazione, finiscono per essere povere di risorse, anche se debbono molte volte provvedere a territori vasti. Prima dei soldi, per aiutare le aree interne serve dunque una progettazione seria: “Le Aree interne hanno sì bisogno di sostegni economici, ma prima ancora di una seria progettualità a medio e lungo termine, e cioè abbiano bisogno, anzitutto, d’intelligenza politica.
In serata la conferenza con un primo bilancio della giornata di lavori che ha visto la partecipazione di monsignore Stefano Russo, Segretario generale della Confederazione episcopale italiana (Cei), oltre che docenti ed esperti laici invitati al confronto. “Le Aree interne, e lo dico per esperienza diretta, come figlio di queste terre e come pastore di una Chiesa 'interna' prima dell’attuale incarico non sono un minus rispetto agli altri territori” ha rimarcato monsignore Russo. “Rappresentano invece una ricchezza assoluta, se ben valorizzate e restituite alla loro dignità. Ora, purtroppo, facciamo i conti con diversi problemi che rendono difficile questa comprensione. L’attenzione delle comunità cristiane per questi territori non è un fenomeno estemporaneo, né tanto meno strumentale. Spesso le nostre comunità rappresentano per queste Aree, costrette a confrontarsi con dinamiche di marginalizzazione e di spopolamento, uno dei pochi punti di riferimento – talvolta l’unico – anche a livello sociale. È un’attenzione, dunque, che nasce dall’interno dell’esperienza ecclesiale – ha rimaracato il Segretario generale della Cei -, dall’attitudine al radicamento nei territori, dall’esigenza di coniugare sempre dimensione locale e apertura universale. Questo incontro, il primo con un coinvolgimento nazionale, è stato preceduto da una serie d’iniziative che hanno avuto proprio qui, nella metropolia di Benevento, il loro momento propulsore. Non è stato uno sviluppo casuale. Il dialogo e le interconnessioni tra le nostre comunità non sono un espediente tattico o meramente organizzativo. Rispondono invece a una logica di sinodalità che ha radici teologiche profonde”.
Questa mattina il sindaco di Benevento, Clemente Mastella ha portato il saluto della città ai Vescovi riuniti per il forum sulle Aree interne. “Una questione vecchia che questa volta viene riproposta in maniera innovativi dai Vescovi. Dobbiamo eliminare la differenza tra i cosiddetti paesi dell'osso e quelli della polpa. Bisogna farlo in questo momento con gli strumenti finanziari. Ma senza le infrastrutture è difficile uscire dall'isolamento” ha commentato il primo cittadino".
Una situazione di difficoltà dalla quale, secondo il candidato sindaco con la coalizione del centrosinistra, Luigi Diego Perifano che plaude all'iniziativa, se ne esce “Non con la rassegnazione, non con le recriminazioni, non con l'immobilismo. Occorrono idee e progettualità, serve guardare con occhi nuovi a una società in continua trasformazione e c'è bisogno di una politica capace di declinare al futuro la propria azione. Così non è stato negli ultimi anni, così non è ora” ha concluso Perifano.
L'intervento del docente universitario Francesco Vespasiano
Le aree interne si caratterizzano per la loro distanza dai centri di offerta di servizi essenziali come l’istruzione, la salute e la mobilità.
Sono luoghi da cui gli uomini e le donne vanno via, perché il vivervi è diventato difficile per carenza di servizi essenziali e di occupazione di qualità; sono luoghi che da decenni subiscono una diffusa narrazione collettiva negativa.
Amministrazioni politicamente deboli o tecnicamente incompetenti (qui non si vuole trattare la corruzione, che pure ha avuto e ha un suo peso per alcune di esse) hanno lasciato queste aree all’incuria, alla forza di amministrazioni centrali e, in qualche caso, a speculatori economici. Ma amministrazioni competenti e politicamente coraggiose hanno attivato programmi di innovazione che hanno arrestato il degrado generale e l’abbandono della popolazione, generando nuove opportunità di sviluppo locale, valorizzando le risorse umane, culturali e ambientali a loro disposizione. Ciò vuol dire che le aree interne non hanno un destino già scritto: quello dell’abbandono e del depauperamento. Il loro destino è nelle mani delle intelligenze territoriali che in esse vivono e delle competenze di coloro che per esse vogliono impegnarsi.
La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) prova ad andare nella direzione del recupero e della loro valorizzazione. Potremmo leggere questa particolare attenzione come l’emergere di una consapevolezza nuova, secondo la quale le aree interne vengono individuate come risorse preziose, che meritano una particolare cura per il loro valore in sé e per il diritto che hanno le popolazioni che in esse vivono di essere rispettate almeno come quelle che vivono in altre aree del territorio italiano.
LEGGI LA LETTERA INVIATA DA PAPA FRANCESCO AI VESCOVI RIUNITI A BENEVENTO