Avellino

Ci sono professionisti del giornalismo che si legano a doppio filo con il bacino di lettori, telespettatori e radioascoltatori per cui diventano un punto di riferimento. Dino Manganiello è uno di questi. Dino, insieme al quale, con altri colleghi diventati amici condividendo la quotidianità sul campo, tra allenamenti, partite, viaggi e trasferte, ho avuto ed ho il fregio, l'onore e l'onere di poter raccontarvi le gesta dell'U.S. Avellino, sta combattendo contro un problema oncologico e non è ormai più un mistero da quando Rocco Urciuoli, editore di Radio Punto Nuovo, lo ha annunciato con commozione attraverso i canali social dello storico network irpino. Dino mi ha comunicato nel corso della stagione di questo problema ora di dominio pubblico, lo ha affrontato e lo sta affrontando con determinazione perché non vede l'ora di tornare a casa sua: gli stadi di tutta Italia e il suo “Partenio-Lombardi”. Il peso a sopportare è stato enorme mentre aumentavano le domande di chi, abituato a vederlo in prima linea ogni giorno, lo ha visto finire fuori dai radar. Alle spalle ci sono momenti duri, come inevitabile che fosse, ma anche la fine di un tunnel che dovrebbe riportarlo presto davanti al suo amato microfono.

L'unica cosa che si può fare è fargli sentire l'affetto così come oggi ha fatto la Curva Sud dedicandogli uno striscione dinanzi alla Tribuna Montevergine Laterale: “Dino lotta da ultras”. Perché Avellino è questa, una grande comunità che, fatta eccezione per qualche leone da tastiera e saccente cretino del villaggio, è una grande famiglia. E, allora, non è il momento di disperare, di drammatizzare, ma solo di essere una vera, forte, famiglia per lanciare un solo messaggio a un uomo che ama il suo lavoro con tutto sé stesso ed è mosso da un encomiabile spirito di servizio. Non è il tempo di svelare aneddoti e ricordi privati, peripezie e giornate indimenticabili, nel bene e nel male, sportivamente parlando, condivisi in tante lunghe stagioni, stancanti ma gratificanti quando alla fine della giornata ci si ritrovava a ridere e scherzare, insieme, in ogni angolo d'Italia, tra caldi torridi e freddi polari; sole e pioggia, così come 24 ore su 24 sul nostro gruppo whatsapp.

C'è, perciò, da fare solo una cosa, essere ottimisti e dirti: Dino, ti aspettiamo, per le tue interminabili disamine e punti di vista per darci un bel cinque mentre sei ancora in onda e c'è da scappare negli spogliatoi per fare le interviste; per gridare, stavolta noi, il tuo “alè” quando tornerai tra di noi e a far emozionare tutta quella gente che sta dimostrando che non è e non sarà mai solo calcio. Ti aspettiamo per abbracciarti, a uno a uno, come hai detto di augurarti. Ma noi non lo speriamo, semplicemente: ne siamo certi.