Benevento

La brutta figura? Enorme, gigantesca, macroscopica. Soprattutto innegabile. Quella dei Cinque Stelle, che non correranno alle comunali di Benevento si confà a tutti gli aggettivi di sopra: è ben poco accettabile che in una città in cui solo tre anni fa il Movimento aveva preso il 48,5 per cento oggi non presenti la lista. E' ben poco accettabile che con 4 parlamentari eletti il Movimento abdichi completamente da una contesa che a parole avrebbe dovuto vederli protagonisti. A parole, già. Certo, c'è l'attenuante: la decisione di non partecipare è venuta da Conte, nuovo leader del Movimento, che ha intuito, o subito l'altrui intuizione che tra massoneria e soprattutto magri risultati dietro l'angolo le Comunali di Benevento sarebbero state più una rogna che un palcoscenico di cui pure c'è bisogno per rilanciare il partito.

Ma a volerla raccontare tutta c'è l'altra faccia della medaglia: anche prima, quando tutto sembrava fatto e l'appoggio a Perifano e all'Alternativa per Benevento un dato certo, la composizione della lista non viaggiava col vento in poppa: servono 32 candidati, si vocifera ce ne fossero più o meno la metà. E la metà della metà ci sarebbero stati, sempre a sentire i rumors, se fosse andata in porto l'altra opzione per il Movimento: la corsa in solitaria con Annamaria Mollica come candidato sindaco, opzione fino all'ultimo inseguita da quest'ultima al punto che, pare, sia stata anche motivo di battibecco con i quattro parlamentari, concordi nel ritenere la fuga dalla contesa il “bere” contro l'affogare della corsa in solitaria, ritenuta suicida. Il male minore dunque, con l'ovvio e comprensibile fastidio di alcuni pezzi di Movimento per una figuraccia “imposta” da Roma. Ma anche in questo c'è il doverla raccontare tutta: al netto delle paturnie romane, motivate o immotivate che fossero, c'è un Movimento che ha eroso non tanto il consenso che di questi tempi è “fluid” quasi più del gender, quanto la partecipazione.

Degli attivisti quasi non c'è più traccia al di là di quelli eletti: della rumorosità chiassosa e anche allegra del Movimento delle origini è rimasto poco... in una provincia che esprime quattro parlamentari. Un consenso e una partecipazione evidentemente, anche per inesperienza, poco stimolate, tra fughe, assenze, distante e “calcei mutati sunt”, per tirar fuori vecchi detti romani calzanti proprio perché riferiti ai calzari e alle loro varianti. Certo, ciò al netto anche di alcune azioni e politiche meritoriamente messe in campo da alcuni dei massimi rappresentanti Cinque Stelle, ma il piatto della bilancia pesa decisamente più dal lato del “vuoto”. Va detto. E ora? E ora conviene il silenzio, anche perché la ripartenza non sarà facile: tra malumori che restano per come sono andate le cose e distanze che già c'erano e che probabilmente si sono acuite. Forse qualcuno di quelli che avrebbe sostenuto Perifano sotto il simbolo del Movimento lo farà lo stesso da par suo, cercando di catalizzare comunque almeno parte del consenso pentastellato...o forse no.

Di sicuro è un'assenza che fa rumore, e che potrebbe risultare per la seconda volta decisiva proprio per l'osteggiato Mastella: nel 2016 l'universo pentastellato, all'epoca ben più rumoroso e numoroso, fuori dal ballottaggio optò compatto per l'ex Guardasigilli, che appena eletto ringraziò anche pubblicamente i gillini, oggi, con la loro defezione potrebbero sortire lo stesso risultato.