Gesualdo

La presentazione del libro di Stefano Ventura di Rubbettino Editore "Storia di una ricostruzione. L'Irpinia dopo il terremoto", nella suggestiva piazzetta Cillo Palermo accanto al municipio, ha dato lo spunto per un interessante dibattito. Brillantemente moderati dalla giornalista Monica De Benedetto, i relatori sono stati prima invitati a raccontare la propria esperienza personale e familiare, a ripercorrere quei 90, interminabili, secondi del 23 novembre 1980, così come fa l'autore nel volume e poi si è parlato di come l'Irpinia non sia stata più la stessa da quel giorno, la vita sociale abbia subito uno stop, i centri storici abbiano perso la loro identità, i paesaggi deturpati da una ricostruzione delocalizzata,  megalomane, con opere pubbliche e case sovradimensionate, di una modernità kitsch, oggi vuote perchè le persone sono andate via e quindi degli errori commessi nella fase di ricostruzione post terremoto, del ruolo cruciale della macchina dei soccorsi, dello spirito di solidarietà nelle emergenze con la nascita del volontariato, fino alle sfide a cui è chiamata oggi l'Irpinia nella delicata fase di ripresa post-pandemia. 

L'evento è stato patrocinato dal comune di Gesualdo sempre attento alla promozione della cultura in ogni sua diramazione, in particolare in quella musicale. È stato ricordato che nel solo comune di Gesualdo,  secondo i dati dell'Ingv) vi furoro 9 morti, 40 feriti e 605 senzatetto ed il bilancio non fu ancor più drammatico solo perchè vi era in corso a quell'ora un rito religioso e molte persone non erano nelle case poi crollate. Il sindaco Edgardo Pesiri, ha ricordato quei momenti con commozione. Nel suo saluto istituzionale non ha voluto polemizzare sugli errori del passato ritendendo indispensabile andare avanti in maniera concreta per risolvere i problemi e lavorare allo sviluppo, ha sottolineato però l'importanza di collaborare, di essere uniti, senza badare ai singoli campanili; così come già si fa nell'Unione Terre dell'Ufita, bisogna ampliare a tutti i comuni irpini.

Al tavolo del dibattito anche il segretario della  Fiom, Giuseppe Morsa il quale, richiamando un capito del libro sul tema, si è soffermato sullo sviluppo industriale post terremoto per un'analisi degli errori, di quante aziende o Pip funzionanti siano rimasti di quegli investimenti, degli ostracismi anche intorno all'ex Irisbus sorta qualche anno prima del sisma, ed infine sulle prospettive.

Su industrializzazione e prospettive si è soffermato anche l'onorevole Luigi Famiglietti, già deputato della XVII Legislatura,   attualmente referente della Gestione associata di servizi e funzioni comunali nel progetto SIBaTer per conto di Ifel dell'Anci (Istituto per la Finanza e l'Economia Locale ) oltre che  docente di diritto degli Enti locali a Cassino. Anche Famiglietti ha sottolineato l'importanza di fare sinergia tra i comuni per migliorare i servizi ai cittadini, da quelli sanitari alle infrastrutture. Ed a proposito  del tema delle infrastrutture che sta seguendo per comuni e Confindustria, ha parlato delle prospettive legate all'Alta velocità, alla Stazione Hirpinia, alla logistica, alla Snai, la Strategia per le aree interne  finalizzata a scongiurare la marginalizzazione ed i fenomeni di declino demografico. Ha toccato la questione delle storture della Legge 219 ma anche raccontato, quando il dibattito si è spostato su volontariato e protezione civile, momenti edificanti come la nascita della pubblica assistenza a Gesualdo e a Frigento proprio all'indomani del sisma, e quando un giovane Giorgio Gori è stato a Frigento come volontario con l'Associazione Giovani di Bergamo, al quale successivamente ha consegnato la cittadinanza onoraria quando ne era sindaco. 

Su ciascun tema è intervenuto, di volta in volta, l'autore. Stefano Ventura è un giovane autore dal curriculum corposo. Era neonato al momento del sisma ma è cresciuto a Teora nel post terremoto in un container tra macerie e ricostruzione.  Circostanze che evidentemente hanno segnato il suo percorso di studi e quindi lavorativo. Si è laureato in Storia all’Università di Siena con una tesi dal titolo “Irpinia 1980-1992: storia e memoria del terremoto”. Oggi è coordinatore presso l'Osservatorio dopo sisma oltre che docente di Italiano e Storia. Nel  40ennale del terremoto ha sentito il bisogno di scrivere un nuovo libro su quell'evento raccontando le storie di chi l'ha vissuto per un'analisi profonda, che va oltre  il saggio di storia. Iniziando proprio con il racconto del suo vissuto.  “Storia di una ricostruzione. L'Irpinia dopo il terremoto" è un'autobiografia collettiva nella quale, fatti, storie e dati, si intrecciano restando di grande attualità poichè anche se sono passati 40 anni la ferita resta viva sotto tanti aspetti. 

Ventura ha sottolineato come, nonostante le sue approfondite e costanti analisi, non si senta di dare una ricetta per evitare gli errori del passato ma ha sottolineato quanto sia indispensabile far ritornare le giovani menti in Irpinia,  suggerendo una sorta di mappatura di dove si trovano questi ragazzi, cosa fanno e di individuare strategie per invogliarli a rientrate. Un input subito raccolto dal presidente della Pro Loco di Gesualdo, Raffaele Savignano.