Salerno

A distanza di poco più di un anno, nuovi sviluppi nell'indagine sull'asse Napoli-Salerno che ha portato nel giugno 2020 al sequestro di un ingente quantitativo di droga al porto di Salerno. In carcere a Roma è finito Alberto Eros Amato, imprenditore del settore logistico originario del catanese ma titolare di un'azienda svizzera, e Giuliantonio Apicella, spedizioniere doganale originario di Baronissi.

Per la procura sarebbero stati loro ad organizzare il trasbordo delle 17 tonnellate di anfetamine e hashish dalla Siria alla Libia, via Salerno. Le pasticche di captagon, meglio conosciute come "droga del combattente", servono a superare i freni inibitori e dunque a rendere più spietati i soldati delle milizie. 

Il traffico illecito, così come sottolineato nel corso della conferenza stampa in procura a Salerno, sarebbe stato gestito attraverso la pratica doganale del tramacco, ossia lo spostamento della merce da un container all'altro. Passaggio necessario per camuffare l'origine siriana della spedizione, visto che lo Stato mediorientale è inserito nella balck list del sistema dogane dell'Unione Europea. 

Il procuratore capo Giuseppe Borrelli ha sottolineato l'importanza della collaborazione tra i comandi di Napoli e Salerno della Guardia di finanza, in particolare del Gico-Goa e dei Nuclei di polizia economico-finanziaria. 

Ma la guida dei pm salernitani ha anche posto l'accento su quella che ha definito «una situazione insostenibile al porto di Salerno»: per Borrelli infatti è necessario intervenire per garantire la sicurezza nello scalo, in particolare per il controllo e la sorveglianza nell'ara container. Temi, ha ricordato il procuratore capo, già portati anche all'attenzione della commissione antimafia.