In ballo poco più di mezzo milione di euro che il Comune di Torrecuso deve recuperare. Può o no farlo impugnando la donazione dei beni dell'ex sindaco Domenico Mortaruolo, condannato a pagare quella somma? Sì, secondo un legale che ha redatto un parere per conto dell'Ente; in alcun modo, a detta del beneficiario dell'atto di liberalità. Lui è Erasmo Mortaruolo, come il papà ha il pallino della politica.
Avvocato, segretario provinciale del Pd, è stato eletto consigliere regionale. L'unico che il Sannio abbia espresso nelle ultime consultazioni. Una bella grana per la giunta guidata da Erasmo Cutillo, di cui Erasmo Mortarulo è peraltro il vice. Ecco perché si è allontanato dalla riunione in cui l'esecutivo ha agli inizi di luglio adottato la decisione di affidare al professore Vincenzo Verdicchio, titolare di Diritto privato all'Università del Sannio, l'incarico di fornire al Comune un parere pro veritate che serva a stabilire quale, tra le tesi contrapposte, sia da ritenere fondata. La delibera è stata affissa all'albo pretorio qualche giorno fa. Racconta per grandi linee le tappe di una vicenda che fa discutere. Nata con la condanna di Domenico Mortaruolo, decisa il 19 febbraio 2007 dalla Corte dei Conti, al pagamento di una cifra consistente, comprensiva di interessi e rivalutazione monetaria, per il rilascio, quando era primo cittadino, di concessioni edilizie in violazione di alcuni articoli della legge n.10 del 1977. L'ultima risale al 20 ottobre del '93, nel mirino il mancato accertamento del versamento degli oneri di urbanizzazione e la mancata determinazione della quota relativa ai costi di costruzione. Una sentenza parzialmente riformata in appello nel 2014. A fine agosto dello stesso anno il Comune aveva invitato Mortaruolo a corrispondere entro 30 giorni 527mila euro.
Una richiesta “rimasta senza riscontro”. Agli inizi di settembre l'Ente aveva ricevuto una nota nella quale, “benchè ne sia stata disconosciuta la firma da parte del sottoscrittore”, venivano indicati “con precisione e dovizia di particolari alcuni avvenimenti, tra i quali atti di disposizioni di immobili del debitore”.
Da qui la scelta di rivolgersi all'avvocato Gino De Pietro per un parere “circa le possibili azioni esperibili dal Comune al fine di recuperare l'intera somma” oggetto della condanna di Domenico Mortaruolo. Perentorie le conclusioni vergate a dicembre dal professionista, che aveva sostenuto – recita la delibera di giunta- che la “funzione concretamente svolta dalla donazione consisterebbe nell'elusione del principio della responsabilità patrimoniale del debitore, essendo essa diretta a sottrarre i cespiti che ne costituiscono l'oggetto all'azione esecutiva dei creditori del disponente...”. Conclusioni decisamente contestate dall’avvocato Erasmo Mortaruolo, beneficiario della donazione avvenuta nel maggio 2007, che aveva inviato all’Ente una nota nella quale aveva affermato “la necessità di tenere nettamente distinte le nozioni di frode alla legge e di frode ai creditori”, asserendo che “l’atto in frode ai creditori è attaccabile soltanto con l’azione revocatoria, per la quale, nel caso di specie, si sarebbe da tempo compiuto il decorso della prescrizione. Inoltre, aveva osservato che “nel caso di specie, “neppure astrattamente può trovare ingresso una ipotesi di negozio giuridico avente causa illecita”, ed aveva invitato l’Ente ad “evitare una temeraria azione giudiziaria nei suoi confronti”. Due opinioni diverse su una questione oltremodo delicata.
Un rebus che il Comune punta a risolvere con il parere pro veritate. Ci penserà il professore Verdicchio.
Enzo Spiezia