Montesarchio

Sono trascorsi più di venti giorni dalla riapertura della Torre del Castello di Montesarchio. Un vero e proprio evento straordinario per la cittadina sannita visto che l’antico carcere borbonico - che adesso ospita la mostra del prestigioso Vaso di Asteass - era chiuso al pubblico da ormai oltre trent’anni.

Tanto si è parlato della grande festa organizzata per l’occasione alla quale hanno partecipato in moltissimi, tra amministratori locali, politici e cittadini. Un vero successo. Un risultato raggiunto grazie al’impegno e alla sinergia tra l’Ente comunale e la Soprintendenza, come abbiamo ribadito più volte.

Ma non tutti sanno che se la Torre dallo scorso 26 giugno permette - ininterrottamente e solo con un giorno di chiusura settimanale - alle persone di visitarla è grazie all’impegno di alcuni ragazzi: i volontari della Misericodia di Montesarchio. Poco più che ventenni, qualcuno non ha ancora compiuto la maggiore età. Eppure preferiscono prendersi cura del loro “gioiellino” che starsene a casa o, perchè no, al mare con i loro coetanei a divertirsi.

Sono i giovani della Misericordia i “guardiani” della Torre.  Instancabili. Dall’apertura – alle ore 9 – fino alle chiusura dei cancelli – alle ore 18.30 – regalano il loro tempo alla comunità. Dall’aiuto alle persone disabili per raggiungere le sale suddivise su più piani alle spiegazioni dettagliate come se fossero guide turistiche:  i volontari sono diventati tuttofare. “Abbiamo divorato la guida turistica in poche ore, ci siamo preparati al meglio per non trovarci impreparati di fronte alle domande dei visitatori” - raccontano ad Ottopagine. Ogni tanto a raggiungerli sono i ragazzi della Pro Loco e quelli del Forum dei Giovani che, tra un esame universitario e l’altro, cercano di dedicarsi anche loro all’amata Torre.

L’afflusso aumenta di settimana in settimana, i visitatori incuriositi giungono da ogni zona d’Italia. Non è il massimo trascorrere nove o dieci ore al caldo di questi giorni e sotto al sole, per giunta non venendo retribuiti. Eppure loro sono lì, col sorriso sempre stampato sul volto, pronti a mostrare orgogliosamente gli angoli della “loro” Torre ai turisti. Ma la domanda sorge spontanea: “Chi ve lo fa fare?” Non esitano a rispondere e dicono: “Se noi andiamo via la chiudono, sarebbe un peccato. Amiamo troppo il nostro paese e non molleremo”.

Di solito sono organizzati in turni ma capita spesso che restano su quelle scale tutto il giorno perchè ci sono giornate, come quella di domenica scorsa, in cui sono stati più di 600 i visitatori ed “era opportuno far trovare più persone”, ci rispondono.

Un senso del dovere ammirevole. Ma di certo questi ragazzi non potranno restare lì in eterno.

 

Giovanna Di Notte