Benevento

Il sogno play off si è spento nel pomeriggio del PalAdua. Siracusa non fa sconti, vince e si porta a casa altri tre importantissimi punti per il suo campionato di vertice. I giallorossi invece restano fermi al palo. Nulla da fare, del resto la compagine ospite è stata costruita con un budget diverso, ma quello che fa rabbia è la gestione degli ultimi minuti. Le giacchette nere, gli arbitri, hanno colpito ancora. E questa volta a Benevento erano arrivati i due migliori fischietti italiani, i fratelli Iaconello. Insomma, tutti pensavano di poter stare tranquilli. E così è stato per gran parte della gara che ora andiamo a raccontare. Il Benevento ha sempre dimostrato di essere all’altezza del suo avversario che è giunto nella «dormiente» con un Brancaforte a mezzo servizio. Praticamente zoppo per dirla tutta. L’argentino è rimasto comunque a lungo in campo incaricandosi della battuta dei rigori e dando una grossa mano in difesa. Anche i giallorossi hanno difeso bene, poi nel rush finale del primo tempo qualche ingenuità di troppo ha permesso ai siciliani di prendere tre lunghezze di vantaggio. Le stesse che alla fine del primo tempo (12 a 9) facevano pensare che ribaltare questo match sarebbe stata dura. Invece no. Siracusa torna in campo scarica. Sbaglia molto, soprattutto con Dedovic, straniero che non è sembrato tale, e si fa risucchiare dai giallorossi che azione dopo azione chiudono i primi sei minuti di gioco segnando sei reti e concedendone solo due (16 a 14). Il PalAdua si scalda. Il popolo giallorosso ci crede così come fa tutta la squadra. Siracusa però non molla. Brancaforte fa qualche “gestaccio” verso il pubblico naturalmente non visto dai due fischietti. L’argentino quando gioca fa paura e proprio lui realizza due importanti reti che tengono in corsa gli uomini di mister Vinci. Gli ultimi quattro minuti decidono la sfida. Testa fa fallo in attacco. O almeno il contatto che ha con uno degli avversari viene considerato tale. Si becca una sospensione di due minuti e Siracusa ne approfitta portandosi avanti nel punteggio. Qualche chiamata dubbia arriva. Anzi più di una. Non viene concesso un clamoroso due minuti con annesso rigore ad Andrea Sangiuolo che resta perplesso. Siracusa segna ancora e trova all’ultimo minuto il doppio vantaggio: 23-21. A trenta secondi dalla fine Buonocore viene messo ko da Calvo con un fallo antisportivo. Per lui arriva un giusto cartellino rosso. Petrychko dal dischetto è una macchina infallibile che porta i suoi sul meno uno. Siracusa giustamente perde tempo. Gli arbitri non fischiano il passivo e il Benevento recupera la palla a cinque secondi alla sirena. Ma il cronometro corre veloce. Uno dei direttori di gara fischia ripetutamente per allontanare un giocatore di Siracusa e far riprendere il gioco. Ma al tavolo il cronometro non è stato fermato. O meglio, è stato fermato solo a 29’ e 59’’.  Ma nessuno dei due arbitri aveva guardato il cronometro, e quindi si recano al tavolo dove «raggiungono un accordo» per giocare due secondi. I due secondi più inutili della storia della pallamano italiana. Perché il Benevento va in gol con  De Angeli, ma la sirena è già suonata. Finisce così tra la rabbia di chi quel cronometro l’aveva guardato bene e voleva qualche secondo in più da giocare e soprattutto qualche decisione arbitrale più equa. Il Benevento deve recitare il mea culpa, ma anche i due fischietti ci hanno messo del loro. Ormai è una costante soprattutto al PalAdua. E se questi erano i migliori arbitri italiani si spiega perché ai mondiali non ci siamo e forse mai ci torneremo.