Benevento

Una perizia psichiatrica ne ha accertato l'incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti: l'ha curata il dottore Teofilo Golia, che ha anche definito attenuata la pericolosità sociale. Un quadro del quale ha preso atto il giudice Graziamaria Monaco, che ha per questo dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Tino De Nitto (avvocato Stefano Melisi), 50 anni, di Bonea, imputato in due diversi processi.

Il primo, per violenza privata ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni, era relativo ai due episodi accaduti il 22 giugno del 2020. Ne avevano fatto le spese una dipendente del Comune di Bonea che, schiaffeggiata, era stata costretta a lasciare il suo ufficio, e una impiegata delle Poste, dalla quale aveva preteso la consegna dei soldi caricati sulla sua carta postepay, bloccata per saldo negativo.

“Dammi i soldi, altrimenti ti ammazzao”, le avrebbe detto. Quando era stato interrogato, aveva sostenuto di essersi arrabbiato nel primo caso perchè non gli avrebbero dato i documenti relativi al contratto di lavoro, e, nell'altro, perchè gli sarebbe stato negato l'estratto conto. Era finito ai domiciliari, che aveva poi evaso: una violazione oggetto dell'altro processo odierno.

Ancora in corso invece, ma probabilmente destinato allo stesso epilogo, il procedimento riguardante

il gesto del quale erano rimasti vittima don Alfonso Lapati, parroco di Bonea – è assistito dall'avvocato Valeria Verrusio -, un suo collaboratore ed uno dei militari intervenuti. Il sacerdote se l'era trovato dinanzi all'improvviso, e non aveva potuto fare alcunchè contro i pugni ricevuti. Una reazione scatenata, questa la giustificazione dell'uomo, dal fastidio che gli avrebbe provocato l'altoparlante della chiesa . Una vicenda al centro di una indagine scandita da un incidente probatorio nel corso del quale era stata disposta una perizia psichiatrica conclusa con la sua pericolosità sociale, adesso scemata, e l' incapacità di intendere e volere al momento del fatto.