Benevento

 

E' dedicata al vergonoso attaco del quotidiano spagnolo El Mundo, a poche ore dalla semifinale degli Europei, la riflessione dell'avvocato Gino De Pietro

"Mentre sulla pagina delle opinioni El Mundo ospita un articolo dello scrittore italiano Claudio Magris intitolato “La ruina del progreso”, mostrando attenzione e considerazione verso la cultura italiana e gli scrittori italiani, nelle pagine dedicate allo sport, il noto – in Spagna – Ricardo Colmenero dedica un articolo alla semifinale degli europei attaccando alcuni dei nostri migliori calciatori con accuse infamanti e molto gravi.

I due difensori italiani, entrambi indiscussi campioni del calcio mondiale, Bonucci e Chiellini, entrambi in più occasioni titolari della fascia di capitano della nazionale italiana, sono tacciati con espressioni volgari e diffamatorie – che non si intende qui ripetere onde evitare di fare da cassa di risonanza di una serie di espressioni contumeliose e velenose partorite da una penna molto cattiva e scarsamente rispettosa dei valori umani altrui – di essere dei mafiosi in giacca e cravatta.

L’attacco mosso alla parte più blasonata della nostra difesa mostra non solo, come sottolineato da più parti, timore dell’avversario, ma anche un tentativo malcelato di intimidazione per cercare di guadagnare qualche vantaggio in campo se non anche una volontà di esporre alla gogna la difesa italiana, sperando in qualche provvedimento arbitrale più in linea con le proprie aspirazioni che con gli accadimenti in campo. Un’espulsione o anche un’ammonizione troppo precoce, si sa, possono condizionare gravemente l’esito di un incontro così importante.

Poi c’è il tentativo di ridicolizzare Immobile, attaccante di punta della formazione italiana, per un comportamento irrilevante calcisticamente e molto diffuso anche tra i calciatori spagnoli, accompagnato da un attacco gratuito alla moglie di un calciatore spagnolo, per i solo fatto di essere italiana.

Il calcio è uno sport seguito da miliardi di spettatori e praticato da milioni di atleti nel mondo. Come tale attiene al costume e fa opinione, che si voglia o no.

Personalmente, preferisco gli sport praticati a quelli guardati e commentati da casa o da studio, ma in questo caso, il razzismo antiitaliano del sig. Colmenero e della redazione di El Mundo non può lasciare indifferenti anche chi non si interessa (quasi) mai di calcio.

Criticare la condotta di qualcuno sulla base dei comportamenti adottati e di una griglia di valori predefinita rientra nella libertà di opinione e di espressione del proprio pensiero, per quanto discutibile e modesto esso possa essere o apparire agli altri. Vituperare delle persone – calciatori e modelle in questo caso – per la loro nazionalità, per – in questo caso – la loro “italianità”, qualificata come una caratteristica deteriore, è odioso, insopportabile e indigna.

Io amo la Spagna, la sua lingua, che ho appreso da autodidatta, la sua letteratura – una copia del Chisciotte è sempre bene in vista – la sua storia – nonostante Francisco Franco - e, quindi, intendo isolare il sig. Colmenero dalla Spagna e addirittura affermare che le sue deliranti accuse sono antispagnole, oltre che antiitaliane, perché rinnegano la bellezza, la grandezza, l’eleganza di una cultura, di una lingua, di un pensiero raffinati e affascinanti a cui lui, purtroppo per lui, mostra di non appartenere.

Ai miei connazionali, invece, dico che ora come cinque secoli fa, le esasperate divisioni regionali o tra Nord, Centro e Sud, fanno il gioco degli avversari e che se l’Italia è un paese autorevole e rispettato non lo deve ai sedicenti governatori delle regioni che, quotidianamente, si presentano come se fossero in guerra l’un contro l’altro armati, ma all’unità dello Stato e che, ogni volta, è bene ricordare quanto sia stato lungo, faticoso e doloroso il percorso che ci ha condotti a diventare quello che oggi siamo: uno stato libero, democratico, tra i primi otto al mondo, che piaccia o non piaccia a chi ama bearsi di immagini oleografiche e stantìe come le menti che le ospitano".