Benevento

Per oltre due ore ha snocciolato la sua verità, ricostruendo tutte le fasi precedenti e successive al fallimento. Pasquale Ucci, 58 anni, del notissimo ristorante 'Pascalucci', lo ha fatto questa mattina dinanzi al gip Vincenzo Landolfi, che una settimana fa ha disposto nei suoi confronti il divieto di dimora nella provincia di Benevento. Una misura applicata per un'ipotesi di bancarotta fraudolenta, contestata in una inchiesta del procuratore aggiunto Giovanni Conzo, ora a Roma, del sostituto Giulio Barbato e della guardia di finanza.

Difeso dagli avvocati Andrea De Longis junior e Luigi Giuliano, che hanno chiesto la revoca del provvedimento a carico del loro assistito, Ucci, supportato dal deposito di una serie di documenti, ha ripercorso i passaggi della vicenda, sostenendo di aver presentato lui la richiesta di fallimento, e non altri, quando si era reso conto che non c'erano più le condizioni per il concordato.

Secondo gli inquirenti, invece, l'istanza di concordato avrebbe avuto una finalità dilatoria sulla dichiarazione di fallimento. Il 58enne ha inoltre sottolineato che, come capita in ogni fallimento, le sue proposte – è il caso del contratto di fitto di un ramo d'azienda – avevano avuto il via libera dagli organi fallimentari, dal curatore e dal comitato dei creditori.

Insomma, un qadro del tutto opposto a quello tratteggiato dalla Procura e dal Gip, a parere dei quali, "prima e dopo la sentenza di fallimento del 12.06.2018", avrebbe "distratto, dissipato, dissimulato ed occultato in tutto o in parte i beni aziendali, anche appropriandosene", e non avrebbe "tenuto le scritture contabili e/o le teneva in modo lacunoso tale da rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio o del movimento degli affari della ditta individuale dichiarata fallita”.In pratica, sostiene l'accusa, avrebbe continuato a svolgere l'attività di ristorazione tramite l'interposizione fittizia di due società.