“Non voglio rivelare i dettagli, nè la tempistica, e non conosco i confini del rapporto tra Gigio e Raiola. Alla fine, ovviamente, la decisione è sempre del calciatore. Quello che posso dire è che Gigio è stato un professionista eccezionale, in ogni singolo giorno, e nell’ultima partita contro l’Atalanta non c’era nessuno più felice di lui per la qualificazione in Champions. Nutro una stima assoluta nei suoi confronti, così come rispetto le sue scelte. Nessun accento negativo. Ha fatto ciò che pensava fosse meglio per lui, e ci sono alcune ragioni dalla sua parte, ma non indico quali”. A dirlo, in un’intervista al “Corriere dello Sport”, l’amministratore delegato del Milan, Ivan Gazidis. Alla domanda se sia in atto la ‘de-raiolizzazionè del Milan, replica così: “No, non è un nostro obiettivo. Non abbiamo alcun problema con Raiola, siamo in buoni rapporti. Certe decisioni vengono prese dai giocatori, non dai loro agenti. I singoli casi li analizziamo senza alcun pregiudizio”.
“E’ stato sorprendente conoscere Ibra – ammette Gazidis -. E’ straordinariamente divisivo: o lo ami o lo odi. Penso che investa su questa caratteristica per motivare se stesso. E’ un uomo molto intelligente e ha anche un lato soft, che esprime nel rapporto con la squadra. Ibra non si accontenta mai, è sempre sopra le righe, il leone se lo sente addosso. E ovviamente non pensa di essere Dio”. Tra lo svedese e Pioli “c’è un ottimo equilibrio. E come Ibra mi ha sorpreso per il suo lato tenero, così Pioli mi ha colpito per il carattere. Mi ha impressionato la forza di Stefano, oltre alla sua sensibilità”. Quando riavremo una squadra italiana competitiva in Europa? “La cosa difficile da accettare è che non esistono scorciatoie. La buona notizia è che in questo viaggio non vi è nulla di misterioso. Altri – sottolinea Gazidis – l’hanno affrontato prima di noi e con successo. Se guardiamo alla Premier, la base del rilancio sono stati gli stadi. Quando il calcio inglese ha toccato il fondo, il governo ha incoraggiato la costruzione di nuovi impianti. La comodità dei posti e la facilità dell’accesso all’evento hanno migliorato il rapporto pubblico-calcio. Si sono riviste le famiglie, poichè c’era più sicurezza, e la qualità dell’esperienza è cresciuta. I ricavi e la capacità di spesa hanno fatto immediatamente un balzo in avanti”. “La burocrazia, sì è un problema, e bisogna trovare una soluzione”.
Quanto allo stadio di Milano “resto ottimista. Non solo per il Milan, ma per il calcio italiano in generale. La Juventus con il suo stadio è stata dominante. Con una concorrenza più ampia e finanziariamente solida, il livello complessivo salirà. L’altra cosa che il calcio italiano deve fare è pensarsi al futuro e al di fuori dei propri confini mentali e culturali. Quando l’Inghilterra smise di guardare soltanto in casa, rinunciando alla storica autoreferenzialità, spiccò il salto decisivo”.
(ITALPRESS).
Gazidis: "Rispetto la scelta di Donnarumma, professionista super"
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Redazione Ottopagine