Avrebbero costretto la 'Trotta bus service', in concorso tra loro, ad accettare un parcheggio, gestito abusivamente e non autorizzato, adiacente a quello della società allo stadio Ciro Vigorito. In questo modo si sarebbero procurati “un ingiusto profitto” consistente nei soldi incassati per la sosta in un'area di 2mila metri quadri che può ospitare 170 veicoli.
E' per questo che sono finiti in carcere, per estorsione, (sono prospettate anche le ipotesi di reato di incendio e illecita concorrenza), Marco Chiariello, 22 anni, Niko De Luca, 29 anni, e Francesco Lepore, 27 anni, di Benevento, arrestati dai carabinieri. A loro carico una ordinanza di custodia cautelare chiesta dalla Procura guidata da Aldo Policastro, con il sostituto Maria Colucci, e adottata dal gip Vincenzo Landolfi in una inchiesta che va dal maggio del 2019, “con condotta perdurante”.
Il punto di partenza è un episodio del maggio di due anni fa, quando – secondo gli inquirenti – De Luca avrebbe minacciato un dipendente della 'Trotta', dicendo che avrebbe danneggiato tutti i parcometri con introiti maggiori, in particolare quelli di piazza Cardinal Pacca, una zona che avrebbe gestito in precedenza come parcheggiatore abusivo.
Le minacce sarebbero state ripetute a settembre: “Se mia figlia piange, piangeranno tutti, i Trotta si stanno prendendo tutto”, avrebbe affermato De Luca, che avrebbe poi fatto riferimento al fatto che piazza Cardina Pacca era fonte di lauti guadagni. “Se mia figlia continua a piangere saranno fatti dei danni ai parcometri presenti su quella piazza”, avrebbe aggiunto.
A dicembre, poi, Lepore e Chiariello, su mandato di De Luca, avrebbero incendiato due parcometri installati nella stessa piazza.
Un quadro di fronte al quale, sostiene l'accusa, la ditta Trotta e i dipendenti avrebbero accettato per quieto vivere la presenza del parcheggio abusivo, “tollerandone l'esistenza e non segnalandolo ale autorità competenti”.
Ai tre viene contestata, inoltre, l'illecita concorrenza, ravvisata negli atti che sarebbero stati compiuti nei confronti della Trotta da De Luca, gestore di fatto della cooperativa San Cristino onlus, afidataria dei parcheggi a piazza Risorgimento in base ad una determina dirigenziale del Comune, Lepore, dipendente di fatto della cooperativa, e Chiariello, indicato “come soggetto esterno all'attività della stessa”.
L'inchiesta è stata corroborata da intercettazioni telefoniche, da servizi di osservazione e dall'analisi dei filmati delle telecamere di videosorveglianza. Questa mattina l'esecuzione dell'ordinanza del giudice Landolfi, che ha invece respinto la proposta di sequestro preventivo della cooperativa San Cristiano. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Antonio Leone e Gerardo Giorgione.
Nel provvedimento restrittivo, a proposito della qualificazione giuridica dei fatti, Landofi scrive che “Lepore lavorava stabilmente alle dipendenze di De Luca, che organizzava i suoi turni di lavoro e stabiliva la retribuzione che gli spettava, e che era tenuto ad eseguire quanto gli veniva ordinato da De Luca, senza poter discutere le sue direttive”.
Vengono ricordati due episodi, definiti “emblematici”: il primo del 22 febbario del 2020, 2in cui Lepore fu aspramente rimproverato dal De Luca per il suo ritardo nel presentarsi sul luogo di lavoro”, l'altro del 23 marzo, in cui “De Luca intimò al Lepore di trattenersi nel parcheggio, benchè fosse esausto e non vi fossero più automobili in transito, oppure di sottrarre dalla propria paga la somma di 1 euro e 50 centesimi, necessaria al raggiungimento del totale dell'incasso della serata, da versare al De Luca stesso”.
Quanto a Chiariello, “non risulta aver avuto rapporti con il De Luca in periodi diversi da quello in cui avvenne l'azione criminosa (l'incendio dei parcometri ndr). Tra di loro, infatti, vennero registrati contatti immediatamente prima ed immediatamente dopo i fatti del 1 dicembre del 2019, il che induce a ritenere che si trattò di contatti volti, prima,a pianificare le modalità esecutive del reato e, dopo, a commentarne l'esito”.
Nel motivare la scelta della custodia cautelare in carcere sulla scorta del pericolo di reiterazione del reato, il Gip rimarca che “l'effettiva efficacia intimidatoria delle condotte degli indagati è dimostrata dal fatto che lo scopo perseguito da Dal De Luca fu pienamente realizzato in quanto egli, grazie anche alle intimidazioni, riuscì ad imporre alla 'Trotta bus' la propria illecita ed abusiva concorrenza... Ciò induce a ritenere che gli indagati, per assicurarsi la disponibilità di parcheggi e di procurarsi in tal modo indebite opportunità di guadagno, possano porre in essere,a che ai danni di altre imprese operanti nel settore, condotte illecite analoghe, prognosi avvalorata dal fatto che si tratta di soggetti privi di stabile occupazione lavorativa e di redditi significativi”.