Avellino

Nel calcio degli impegni ravvicinati, dei calendari spezzatino, calibrati sulle esigenze dei palinsesti televisivi, il logoramento fisico dei calciatori è cresciuto in maniera esponenziale. E così, anche per questo preciso motivo, non ci sono più, da tempo, solo i preparatori atletici. Spazio ai riatletizzatori, che hanno il compito di accompagnare gli infortunati a muovere l'ultimo e cruciale passo verso il ritorno in campo: quello della riabilitazione per tornare più forti di prima; riducendo al minimo il pericolo di recidive. Nicola Agosti è uno dei professionisti, specializzati in riatletizzzazione, più stimato in Campania, ma non solo. Rastelli lo condusse ad Avellino ai tempi della Serie B, preludio alle esperienze a Caserta e Cava de' Tirreni. Un pezzo di cuore è rimasto proprio in Irpinia e, allora, in attesa di capire se un giorno le strade potranno ricongiungersi, mandata in archivio l'amara retrocessione in Serie D con la Cavese, spazio a un focus dettagliato su un aspetto che peserà, come sempre, tantissimo per il rush finale, verso la Cadetteria, dei lupi: la tenuta fisica.

Agosti, nei playoff e nelle partite da dentro o fuori, la condizione fisica, sia in termini di preparazione in avvicinamento delle partite, sia di tempo ridotto per il recupero delle energie è determinante. C'è una ricetta da seguire per arrivare e restare al top della forma agli spareggi promozione?

“Ovviamente, non ci sono formule magiche. A questo punto della stagione conta molto la capacità di recupero attraverso strategie consolidate. Si può sperimentare, sì, ma durante l'anno. Introdurre novità, improvvisamente, può avere un effetto controproducente. Un ruolo fondamentale lo gioca il freddo, mediante il ricorso a cryosauna, gameready, vasche fredde, a seconda della disponibilità di mezzi della società, ma anche un gioco di alternanza caldo-freddo per indurre uno shock termico positivo per la circolazione del sangue. Può essere utile effettuare un esame impedenziometrico e dei controlli ematici incrociando i dati ed avere, così, un chiaro quadro della situazione metabolica nel dato periodo. Un ruolo centrale l'hanno, poi, le esercitazioni di forza, quelle specifiche per avere una spinta ormonale, che è determinante”.

Lei è un riatletizzatore, una figura sempre più importante nelle squadre di calcio; un ruolo che si è affrancato da quello non meno importante del preparatore atletico. Quali sono gli approcci, metodologicamente parlando, più efficaci per il recupero di un atleta che si infortuna? Quanto è cruciale il fattore psicologico sia in termini di voglia di rientrare, sia per farlo senza il rischio di ricadute?

“A livello metodologico ogni anno introduco qualche variante, ma uno dei miei capisaldi rimane la piscina, che garantisce un lavoro in microgravità ed una perfusione del sangue nei tessuti del 270 per cento in più rispetto a un normale lavoro a secco. Inoltre, in acqua si rompe lo schema motorio e si induce il calciatore a ricrearlo, oltre a ottenere effetto calmante dato dallo scambio osmotico con l'acqua dolce. Se, invece, c'è bisogno di un effetto vasocostrittore è da preferire il mare in quanto, essendo una soluzione ipertonica rispetto al corpo umano, dà altri tipi di benefici. Un altro punto fermo è il lavoro di forza funzionale per mettere insieme muscolo scheletrico e cervello (coordinazione inter ed intramuscolare) oltre alla consapevolezza del sé. In quest'ottica rientrano le esercitazioni con pesi (sovraccarico), i balzi e le accelerazioni orizzontali in monopodalico. Ultima, ma non ultima, c'è la corsa, intesa come strumento di guarigione, seguendo il motto: “non si corre per prepararsi, ma ci si prepara per correre”. Il fattore psicologico è, infine, il più importante. Quando in calciatore si fa male perde le sue certezze ed è per questo che io mi alleno con loro. Così facendo gli offro un supporto tangibile. Dividere la fatica fisica li rende più sicuri perché si sentono seguiti, sentono di condividere un percorso. Per quanto riguarda il rischio di ricadute, ormai si fa una gara contro il tempo. Non ho mai accettato pressioni dalle società e non ho mai avuto ricadute nei miei atleti. I tempi di recupero sono soggettivi e biologici e vanno assecondati, ma si deve avere una profonda conoscenza medica per farlo ed osservare ogni particolare. In tal senso, non posso che citare Giuseppe Trepiccione, Pasquale D'Antonio e Fabio Esposito, stimati colleghi con cui c'è un costruttivo e costante confronto”.

Più facile riprendere da un infortunio di natura traumatica o muscolare?

“Entrambi hanno delle complessità con cui fare i conti, ma il recupero da un infortunio articolare rappresenta sempre una sfida particolarmente difficile e stimolante”.

Nei playoff si giocherà almeno fino a metà giugno. E arriviamo a parlare di alimentazione. Gran caldo, aumenta la perdita dei liquidi e dei sali minerali. Come varia la dieta di un calciatore in momenti scanditi da stress fisico e mentale raddoppiato rispetto alla normalità? Quali sono le molecole nutrizionali da privilegiare?

“L'alimentazione sana e l'integrazione pre e post allenamento e partita, in un periodo di primo caldi intensi e dopo una stagione lunga, sono semplicemente decisivi. Le molecole nutrizionali che diventano determinanti sono specifici amminoacidi, le vitamine del gruppo B, la glutammina, l'acido folico, gli omega 3. E poi bisogna bere tanta acqua”.

Nella sua carriera, tra le altre, l'Avellino, la Casertana e la Cavese. Cosa si porta dentro da queste esperienze?

“Tutte le esperienze mi hanno arricchito e fatto crescere. Ho un rapporto speciale con queste piazze. Quello che mi gratifica di più è il sorriso di un giocatore al rientro da un infortunio. Vale più dei soldi. Sono un operaio del calcio e ne vado fiero”.

E a proposito di Avellino e Casertana, con Castaldo ha instaurato un rapporto speciale. La classe non invecchia e anche domenica scorsa Castaldo lo ha dimostrato andando in gol, a modo suo. Longilineo, ma con i piedi educati come un giocatore dal baricentro basso: un esempio di professionalità dal punto di vista della disciplina per avere una carriera lunghissima e piena di soddisfazioni...

“Castaldo è un amico e forse il più forte tecnicamente che ho allenato insieme a Verde e Russotto. Gigi è un fenomeno anche da un punto di vista atletico, ma non dimentico Ardemagni D'Angelo, Zappacosta, Arini, De Marco, De Rosa, Favasuli, Bittante, Pisacane, Izzo, Galabinov, Soncin e tanti altri grandi professionisti. Sempre pronti ad allenarsi”.