Nella civiltà contadina, tra gente povera di denaro ma non di umanità, il cibo, il lavoro e la musica sono andati sempre a braccetto. In tutte le occasioni non mancava un cesto pieno con tutte le vettovaglie reperibili nella masseria, un fiasco di vino o acquata secondo le stagioni, una tovaglia di canapa tessuta grossolanamente con le fibre prodotte nell’azienda stessa, da stendere sotto un albero d’estate, in pieno solicello a primavera. A fine lavoro poi, c’era sempre qualcuno capace di strimpellare un organetto per la gioia di tutti, in particolare dei giovani innamorati che, solo in questo modo, potevano permettersi qualche sfioramento. I lavori più importanti si concludevano con la musica e il ballo, i momenti più importanti della vita e dell’anno erano segnati da questo suono argentino o melodico secondo lo strumento; quello che si usava a Bonito aveva un suono più dolce mentre l’abruzzese era più stridulo, più adatto per le tarantelle e i salterelli.

 

Negli anni, qualche emigrato introdusse altri strumenti così, la misera orchestra popolare si arricchì con altre voci. Ogni occasione era buona: la trebbiatura, la spannocchiatura, la vendemmia, la raccolta del fieno ma anche le lunghe sere d’inverno erano occasione di musica e ballo, giochi innocenti tra tutti i presenti finché non finiva l’olio nella candela. Poi c’erano le serenate di sabato santo, di capodanno, alla sposa, alla fidanzata ecc., tutto questo era accompagnato immancabilmente dalla rinomata soppressata, dal capicollo e dal formaggio unitamente al buon pane casereccio, uova e dolci occasionali legati al periodo dell’anno. Nella mia zona, a Piano Rose, con i vicini cerchiamo di mantenere la tradizione del “capocanale”, cioè della fine del lavoro, ma anche con i soci dell’associazione Centro di ricerca tradizioni popolari “La Grande Madre” cerchiamo di recuperare questa bella e allegra tradizione, infatti ogni riunione si svolge tra cibo e musica. Assolti gli impegni di programmazione si passa alla tavola e tra un piatto e l’altro, i nostri bravi musici e cantori, Daniela Vigliotta, Gerardo Lardieri e Giuseppe Grieco, ci allietano con allegre tarantelle, villanelle o classico napoletano. Anche se la giornata inizia alle cinque di mattina, la musica e gli amici, il vino che disinibisce, permettono di tirare avanti fino a tardi dimenticando ogni malumore e rinnovando le energie per sopravvivere.

 

C’è da dire che, perché la magia si compia, è indispensabile che i musicisti siano capaci di permettere il miracolo non solo con la voce e i virtuosismi degli strumenti ma con il cuore. Quando Gerardo e Daniela suonano, anche se un pezzo non lo han mai fatto insieme, si guardano negli occhi e pare che qualcosa luccichi, subito le dita corrono sulle corde e sui tasti e le note si diffondono con una armonia che non è solo musicale, è una trasmissione di energia buona, di passione, di amore. Noialtri incapaci di suonare o cantare ci lasciamo cullare da quella armonia e ci pare di esser più leggeri, più liberi, come se un peso si fosse dileguato e il cuore alleggerito da pene e ansie. Questa esperienza, ormai abituale per noi della Grande Madre, si ripete ogni volta che i nostri musici si esibiscono pubblicamente. Può capitare che non tutti i presenti siano ben disposti, alcuni hanno il viso lungo, una brutta cera, preoccupazioni per la testa, a fine serata però tutti sorridono e si abbracciano. Oggi specialisti di musicoterapia organizzano gruppi per sedute, la cosa si è trasformata in business. Gerardo e Daniela sono dei professionisti della musica, vivono di questo ma, come i vecchi musicisti popolari, per la gioia dei vicini, nel nostro caso dell’associazione, operano il miracolo gratuitamente senza nulla chiedere. Bisogna avere un cuore grande per accogliere l’armonia e diffonderla, bisogna avere un animo pulito per donare bellezza, bisogna risplendere per poter illuminare chi ci è vicino. Queste doti sono dei nostri ma anche di tanti bravi musicisti che suonano con passione trasformando le note in vibrazioni dell’anima, sentimento, armonia, bellezza. La musica, come le altre arti, è una musa capace di vincere sul male se vissuta nel profondo dell’anima. 

 

 

Franca Molinaro