San Marzano sul Sarno

L'agguato era stato pianificato nei minimi dettagli e, secondo gli investigatori, aveva come obiettivo l'uccisione di Carmine Amoruso. Un piano messo in atto lo scorso 13 aprile a San Marzano sul Sarno e che, soltanto per la pronta reazione della vittima, non è andato in porto. All'alba di oggi è arrivata la svolta nelle indagini: i carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore e gli agenti della Squadra Mobile di Salerno hanno fermato il 60enne di Poggiomarino, Rosario Giugliano (detto o minorenn), e Nicola Francese, 31enne di Pagani. I due sono gravemente indiziati dei delitti di tentato omicidio pluriaggravato da premeditazione e dal metodo mafioso e di detenzione illegale di più armi comuni da sparo.

Secondo gli investigatori, martedì scorso avrebbero esploso 14 colpi di pistola con l'obiettivo di uccidere Carmine Amoruso. L'ex collaboratore di giustizia da pochi mesi era uscito spontaneamente dal piano di protezione e si era stabilito nell'Agro Nocerino Sarnese. Carabinieri e polizia sono riusciti a ricostruire quanto accaduto lo scorso 13 aprile a San Marzano sul Sarno. Giugliano e Francese, a bordo di una Panda, hanno sbarrato la strada all'auto sulla quale viaggiavano Amoruso, il fratello e una terza persona. A quel punto con due pistole – una 9x21 e una calibro 9 luger – hanno sparato 14 colpi, sia all'indirizzo del vano motore per mettere fuori uso il veicolo che contro Amoruso. L'ex collaboratore di giustizia è stato colpito al braccio ma è riuscito ad ingranare comunque la retromarcia, scampando alla morte anche perché una delle due pistole si è inceppata.

Gli investigatori sono riusciti a ricostruire il movente del tentato omicidio attarverso conversazioni captate in una mansarda di Pagani. Un luogo “occulto e riservato”, come era stato richiesto da Giugliano che aveva allestito lì la sua base operativa. Ai due indagati viene contestata sia l'aggravante mafiosa che la premeditazione, anche in considerazione delle modalità con le quali è avvenuto l'agguato, realizzato in pieno giorno ed in un luogo frequentato (nei pressi del cimitero comunale). Secondo la Direzione Distrettuale di Salerno “l'eliminazione di Carmine Amoruso era stata pianficata da Giugliano, sia per assicurarsi il predominio del controllo criminale di quella porzione territoriale dell'Agro Nocerino Sarnese dove lo stesso, dopo la scarcerazione, era deciso ad affermare la propria presenza criminale, sia perché Amoruso veniva ritenuto da Giugliano come ostacolo agli interessi economici suoi e della sua organizzazione criminale”.

Giugliano, tra l'altro, è considerato un “affermato profilo criminale”: il 60enne risulta già condannato con sentenza irrevocabile per numerosi omicidi ed estorsioni, nonché per la partecipazione all'associazione mafiosa di tipo camorrista capeggiata da Carmine Alfieri e, in particolare, della sua articolazione riferibile a Pasquale Galasso. Giugliano risulta avere accumulato condanne per complessivi 227 anni, 7 mesi e 28 giorni di reclusione, ridotti ex art. 78 c.p. a 30 anni. Da una sentenza emessa nel 2000 dalla I Sezione della Corte d'Assise di Napoli risulta partecipe della "strategia della dissociazione", elaborata da Angelo Moccia. Il 60enne era stato scarcerato l'8 marzo 2020, dopo aver usufruito di vari periodi di semilibertà e detenzione domiciliare, venendo contestualmente sottoposto alla misura di prevenzione della libertà vigilata per tre anni. Il 19 febbraio 2016 il Tribunale di Sorveglianza gli aveva revocata la misura della semilibertà per poi applicargli la detenzione domiciliare.

Le indagini sono, in parte, collegate alla maxi-operazione effettuata dai carabinieri di Napoli nelle province di Napoli, Salerno, Imperia, Cosenza, Ancora e Reggio Emilia e che ha portato all'emissione di 26 misure cautelari.