Altavilla Silentina

"Il Governo intervenga affinché i proprietari del Castello di Altavilla Silentina si adoperino al più presto per reintegrare tutte le opere eseguite in difformità alla legge". Questa la richiesta contenuta nell'interrogazione presentata al ministro della Cultura, Dario Franceschini, dalla deputata del Movimento 5 Stelle Anna Bilotti, che stamattina, insieme con il presidente della Commissione regionale Aree interne, Michele Cammarano, ha incontrato anche il sindaco di Altavilla, Antonio Marra, raccogliendo tutte le sue preoccupazioni circa il destino dell'antico maniero.

"È un'iniziativa che ho assunto per riaccendere i riflettori su una vicenda che si trascina da circa vent'anni. Sono ormai numerosissimi gli appelli e le sollecitazioni, promossi in primo luogo dal Comitato civico per il recupero e la valorizzazione del Castello, anche con una recentissima segnalazione per l'inserimento della fortezza nella "Lista Rossa" di Italia Nostra dei beni culturali minori a rischio – spiega Bilotti – È l'ennesimo cattivo esempio di noncuranza e trascuratezza del nostro patrimonio, quello dell'antico maniero che domina l'intera valle del Sele e che assume in sé l'identità estetica, storica e culturale del comune salernitano. Se non recuperiamo appieno i simboli delle nostre aree rurali, riscoprendo tramite essi i nostri valori, ogni tentativo di fermare il drammatico spopolamento in atto sarà inutile, perché non avremo più nulla da conservare e da valorizzare".

Nell'interrogazione, la deputata M5S ripercorre le tappe della vicenda sottolineando che "il Castello baronale è stato oggetto negli ultimi anni di interventi di trasformazione non sempre rispondenti ai canoni di conservazione previsti per legge in ragione della tutela decretata dal lontano 1913". Nel 1999, il maniero fu acquistato dalla società “Tele A di Abbaneo Alfredo Spa” che, nel settembre 2003, ottenne l’autorizzazione dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per un progetto che prevedeva il cambio di destinazione d’uso con la trasformazione in struttura ricettiva e interventi di restauro, ma con la prescrizione specifica di “recuperare e consolidare tutti i solai in legno e gli infissi esterni in discrete condizioni di conservazione”.

Nel 2014, dai sopralluoghi congiunti della Soprintendenza e del Comune era stato accertato che, nonostante il vincolo, il Castello aveva subìto numerosi interventi di trasformazione in contrasto con le prescrizioni di tutela e condizionanti per la realizzazione del progetto autorizzato nel 1999, ed era stato avviato un procedimento sanzionatorio, con ordine di reintegrazione per tutte le opere eseguite in difformità alla legge. Contro il decreto sanzionatorio, emesso il 17 settembre 2014 dall'allora Direzione generale belle arti e paesaggio, la proprietà era quindi ricorsa al Tar, ottenendo la sospensiva.

Dalla risposta data dal Governo a una precedente interrogazione, nell'ottobre scorso, è quindi emerso che, a seguito di incontri con la Soprintendenza, il proprietario sarebbe stato intenzionato ad adempiere al pagamento delle sanzioni, sia ripristinatorie sia pecuniarie, anche in virtù di un nuovo avvio di procedimento relativo ad una maggiore quantificazione delle sanzioni. Il 2 febbraio scorso, infine, il Tar della Campania, sezione di Salerno, ha emesso il decreto di perenzione sul ricorso proposto da “Tele A di Abbaneo Alfredo Spa” e depositato nel 2014, per scadenza dei termini.

"Alla luce di quest'ultimo atto – conclude Bilotti – ritengo non ci siano più alibi formali e sostanziali per procrastinare una piena applicazione dell'art. 32 del Codice dei beni culturali, che conferisce al Ministero il diritto/dovere di intervenire allorquando la conservazione di un bene sottoposto a tutela non sia assicurata dal proprietario".