Benevento

«Dal 7 aprile riapriremo a pranzo e a cena. Non è una provocazione, né un atto dimostrativo, ma una questione di sopravvivenza».
La rabbia è palpabile, impossibile tollerare oltre le misure emanate dal governo per il contenimento della pandemia da covid19.
Esausti e ormai stanchi, per una condizione che sembra non avere fine, sono scesi in strada, oggi a Benevento, Ristoratori, Commercianti ed Autonomi Uniti. In strada anche i lavoratori del settore estetica (parruxxhieri ed estetisti) e le partite iva come abbigliamento e ambulanti. Una mobilitazione generale per chiedere un intervento urgente e mirato al Governo che permetta loro di superare la terribile crisi economica in cui li hanno precipitati i divieti anticovid.
“Siamo stanchi di stare fermi ad aspettare” questo uno degli slogan principali con cui si sono raccolti i manifestanti, per bloccare con le loro auto la rotonda di contrada San Vito nei pressi del centro commerciale.
Il responsabile regionale di MIO Italia, Movimento Imprese Ospitalità lo ha ribadito ancora una volta. 
«Da un anno i piccoli imprenditori dell’ospitalità a tavola sono costretti a chiudere-aprire-chiudere, in contrasto con le evidenze scientifiche, senza prospettive, programmazioni, piani di rilancio, indennizzi ragionevoli, interventi sui costi fissi. Nulla. Non sono più padroni del presente e del futuro né di quello delle loro famiglie. Con l’ultimo decreto Sostegno è stata prevista una elemosina, fra l’altro in arrivo dopo il 10 aprile».

Per alcuni minuti le categorie scese in strada hanno bloccato la circolazione lungo l'Appia, allatezza della rotonda del centro commerciale Buonvento.

“Il sette aprile, mercoledì prossimo, apriremo le nostre attività anche senza decreto a questo punto”. È l'annuncio che arriva da Mario Carfora, albergatore e ristoratore dell'associazione Mio regionale presente a San Vito con altri suoi colleghi. “Mai avremmo voluto prendere questa decisione – ha spiegato poi Carfora - ma ora è una questione di sopravvivenza. Dopo sei mesi di chiusura il tanto pubblicizzato decreto ristori rappresenta per noi solo un'elemosina e lo dimostra il fatto che tanti ristoranti stanno fallendo e già hanno abbassato le saracinesche per sempre. Non ce la facciamo più e dal sette aprile cominceremo noi imprenditori del mondo della ristorazione a governare le nostre aziende. Lo facciamo per sopravvivere”. E conclude: “I ristori sono insufficienti e i costi fissi che ammazzano le aziende continuano ad arrivare e a questo punto l'unica cosa da fare è alzare le saracinesche e accendere i fornelli per i nostri clienti”.

“La situazione della ristorazione è a dir poco disastrosa” ha rimarcato Pasquale Basile che gestisce un ristorante proprio dinanzi all'Arco di Traiano a Benevento e che da mesi porta avanti una battaglia per cercare di ottenere aiuti concreti e giuste per le attività. “Da ottobre le restrizioni hanno colpito il nostro comparto e ora non ce la facciamo più. L'asporto e la consegna a domicilio in realtà è solo un palliativo per pagare qualche piccola spesa ma la triste realtà sono le passività che giorno dopo giorno aumentano. Ad ottobre scorso tra noi regnava la rabbia, oggi purtroppo la rassegnazione. Dal punto di vista commerciale – ha inoltre spiegato Basile -, ristorazione e accoglienza nella nostra città prima della pandemia non erano certo comparti floridi, ma oggi purtroppo vediamo tanti colleghi chiudere per sempre e le ultime restrizioni di questi giorni sono un ulteriore danno per chi sperava che con l'arrivo della zona arancione avrebbe avuto un minimo di respiro”.

Per la prima volta nel Sannio a protestare sono stati anche parrucchieri ed estetiste oltre che i titolari dei centri estetici. “Abbiamo adeguato a nostre spese i nostri locali e ci hanno nuovamente chiusi” ha commentato con gli occhi lucidi e arrabbiati Genny Monterisi, parrucchiere. “I ristori non ci sono arrivati, la cassa integrazione ai nostri collaboratori non è arrivata. I fitti, le utenze e le altre spese ci stanno uccidendo. Inadeguato il credito di imposta che si può richiedere solo se si è in regola con tutti i pagamenti e dopo un anno del genere in regola non lo è nessuno”.

Altro comparto in ginocchio è quello del commercio di abbigliamento e scarpe per adulti. “La chiusura dei negozi di abbigliamento per adulti e di scarpe rappresentano il culmine delle scelte irrazionali fatte fono ad oggi” ha tuonato Stefano Calandra, titolare di un negozio di scarpe, “Irrazionale perchè vedo traffico e assembramenti ovunque: nei supermercati, per strada e in chiesa. A questo punto o si chiude tutto o si riapre”.

“Ho la partita iva da 27 anni e questa volta la situazione è davvero grave e non riusciamo ad entrare nei ristori. Vediamo il vuoto, l'abisso”. E' stanco, sconsolato Moreno Ianzito, parrucchiere di Paduli: “Dietro le nostre attività ci sono queste famiglie che vivono con il lavoro autonomo. Mi rivolgo alle autorità: come facciamo a sostenere queste situazioni. L'anno scorso ho ottenuto un piccolo ristoro. Quest'anno non riesco a rientrare nei parametri degli aiuti”.

Antonio Caruso, presidente Associazione Mercati rionali di Benevento ha infine annunciato una nuova manifestazione proclamata per martedì alle 16 dal comparto dei lavoratori nei mercati.