A Montesarchio un privato cittadino, un giovane imprenditore del luogo, dona un defibrillatore alla comunità. Lo strumento salvavita viene posto in pieno centro, davanti alla sede della Protezione Civile nella zona che, in tempi normali, è sede principale di struscio e movida: in caso di emergenza, lo sanno tutti, il defibrillatore è lì.
Capita che alcune ragazzine, tutte minorenni, si facciano un video su TikTok mentre rompono l'alloggio dello strumento e lo portano via: vengono individuate dalle telecamere di sorveglianza, rintracciate e accompagnate dai genitori chiedono scusa a sindaco e comunità anche con una lettera, e si accollano le spese per ricomprare l'oggetto.
Una bravata: che lancia l'allarme sull'utilizzo dei social ma che va confinata in quella dimensione. Bravata appunto, magari anche cazzata: di quelle che da ragazzini si fanno. E vanno bene le scuse, coi genitori al seguito e ripagare le spese. Il peggio, al solito, si legge sui social: con roba terribile dei nuovi giudici popolari che auspicano punizioni severe, si ergono nel dire che no, non è abbastanza ammettere l'errore e riparare al danno, per non parlare di altre indicibili scempiaggini propinate via social... a dimostrare che non sono solo le ragazzine in questione ad avere un problema con la tecnologia.
Da brividi quella autonominata truppa di giudici che auspica punizioni e sevizie su quelle che sono, e restano, ragazzine. Terrificante pensare a quegli spiriti purissimi, s'immagina mai indulgenti per le cose proprie, sempre con ferrea morale per ogni cosa della vita: autonominate autorità morali degnissimi del noto quadro di Goya.