Nel pomeriggio di oggi è prevista la revisione della bozza del Decreto Legge anti-Covid dal Consiglio dei ministro. Si sta lavorando sul meccanismo che potrebbe consentire un margine di apertura intorno alla fine di aprile per le Regioni che registrano dati di contagio bassi. 

Il centrodestra spinge per una concretezza alla possibilità di riaprire, mentre i ministri di Leu, Pd e M5s sarebbero schierati per una linea di massima prudenza, senza "illudere" i cittadini con ipotesi che poi in concreto sarebbero i dati stessi del contagio a smontare. 

Al centro delle discussioni c'è l'obbligo per i medici di vaccinarsi, non solo per coloro i quasi sono a stretto contatto con i malati, ma per tutto il personale che lavora in strutture sanitarie. E ancora: viaggi blindati a Pasqua, con quarantena obbligatoria al rientro per tutti gli italiani che decideranno di passare le vacanze in un altro paese europeo, niente zone gialle e stop agli spostamenti tra le regioni, coprifuoco alle 22, ritorno in classe in zona rossa, via libera ai concorsi pubblici, verifica a metà aprile per valutare l'eventuale allentamento delle misure.

Il decreto legge che entrerà in vigore dal 7 aprile sarà nelle prossime ore sul tavolo del Cdm.

OBBLIGO DI VACCINO PER IL PERSONALE SANITARIO - La norma più forte è sicuramente quella che prevede l'obbligo di vaccinazione per tutto il personale del mondo sanitario. In un primo momento si era valutato di disporre l'obbligo solo per i medici che lavorano a contatto con i malati ma l'ipotesi che si sta facendo strada in queste ore è di estendere il provvedimento a chiunque lavori in una struttura sanitaria: medici, infermieri, operatori sociosanitari, dipendenti di Rsa e studi privati. Il decreto indicherà anche delle sanzioni per chi rifiuta il vaccino: non ci sarà il licenziamento ma la sospensione dello stipendio per un tempo congruo all'andamento della pandemia. 

Quando si raggiungerà l'immunizzazione di massa o si registrerà un calo importante della diffusione del virus, la sanzione verrebbe revocata. Nel decreto ci sarà anche lo "scudo penale" per i somministratori, limitando la punibilità ai soli casi di colpa grave.

SCUOLA - Si tornerà in presenza anche nelle zone rosse fino alla prima media mentre in quelle arancioni saranno in classe gli alunni fino alla terza media e quelli delle superiori, ma al 50%. E potrebbe essere anche prevista l'indicazione che impedisce alle Regioni di emanare misure più restrittive e chiudere le scuole. Che è poi quello che ha detto Draghi nella conferenza stampa di venerdì: "Le scelte dei governatori dovranno essere riconsiderate alla luce dell'affermazione del governo che la scuola in presenza è obiettivo primario della politica del governo".

STOP ZONE GIALLE - Dopo che gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno sottolineato, in più di un verbale, che le misure previste per quelle zone hanno dimostrato "una capacità di contenere l'aumento dell'incidenza ma non la capacità di ridurla". L'Italia sarà dunque tutta rossa o arancione fino a fine mese.

STOP AGLI SPOSTAMENTI - Di sicuro dal 7 di aprile non si tornerà a spostarsi tra le regioni. Il divieto verrà prolungato e la mobilità sarà consentita solo per motivi di salute, necessità e urgenza. Si potrà inoltre sempre raggiungere la propria residenza, domicilio o abitazione, nelle quale rientrano anche le seconde case, comprese quelle in zona rossa. A patto che siano di proprietà o in affitto con un contratto lungo firmato prima del 14 gennaio. In alcune regioni i presidenti hanno emanato ordinanze più restrittive che vietano di raggiungere le seconde case anche ai residenti nella regione, come in Campania o solo ai non residenti, come hanno fatto Toscana, Alto Adige, Valle d'Aosta, Sardegna e Liguria, che ha esteso il divieto anche alle barche.

RIPARTONO I CONCORSI - Nel decreto ci sarà una norma per sbloccare tutti i concorsi nella Pubblica amministrazione, compreso quello per i magistrati, dopo il via libera del Comitato tecnico scientifico al protocollo messo a punto dal ministero della Funzione Pubblica. Si potranno fare i concorsi a patto che si svolgano su base regionale e provinciale, evitando dunque lo spostamento dei candidati da una regione all'altra e, dove possibile, "in spazi aperti".