Sarà il gup Maria Di Carlo, il prossimo 14 ottobre, a decidere se fissare il processo a carico delle quattro persone di cui il procuratore aggiunto Giovanni Conzo ha chiesto il rinvio a giudizio nell'inchiesta dei carabinieri sulla morte di Maria, la bimba di 9 anni che il 19 giugno del 2016 era stata rinvenuta senza vita, annegata, nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino.
Si tratta di Daniel Ciocan, 26 anni, della sorella Maria Cristina, 35 anni – entrambi difesi dall'avvocato Salvatore Verrillo – e di Antonio Romano, 75 anni, proprietario del complesso ricettivo, e Daniela Romano, 41 anni – sono assistiti dall'avvocato Angelo Leone -, di San Salvatore Telesino, rappresentante legale e responsabile del servizio di prevenzione della struttura.
Per i due Ciocan l'accusa di abbandono di minore: secondo gli inquirenti, la sera del dramma la piccola Maria era con loro a bordo della Polo con la quale Daniel era andato a prendere la sorella a Telese. Loro l'avrebbero condotta prima all'esterno del resort, poi nell'area della piscina; quindi sarebbero andati via e l'avrebbero lasciata lì, senza preoccuparsi del fatto che la bimba non sapesse nuotare e che avesse timore dell'acqua, nella quale si sarebbe immersa, perdendo la vita.
Per i Romano, invece, l'addebito di omicidio colposo, perchè non avrebbero adottato le misure di sicurezza idonee ad evitare l'accesso alla piscina, profonda un metro e mezzo. Imputazioni spuntate nello scorso novembre nell'avviso di conclusione dell'indagine, al posto delle ipotesi di reato di omicidio e violenza sessuale prospettate per quattro anni e mezzo a carico di Daniel, per le quali la Procura ha chiesto l'archiviazione.
Una conclusione alla quale si è opposto Marius Ungureanu, il papà di Maria, chiamato anch'egli in causa, per il capitolo dei presunti abusi, al pari della moglie – sono rappresentati dagli avvocati Fabrizio Gallo e Serena Gasperini. Da qui, il 14 maggio, la camera di consiglio dinanzi al gip Vincenzo Landolfi.