Atripalda

L’ex segretario cittadino Federico Alvino e l’ex vicesindaco Enzo Aquino sono usciti dal Pd chiudendo, forse definitivamente, una lunga storia politica e personale. Nessuno dei due, il giorno dopo, nasconde le motivazioni. «Non credo più nel Partito democratico, né nel suo segretario - è secco Federico Alvino -.

 

Il processo di integrazione culturale fra cattolici e riformisti di sinistra non c’è stato. Per capirlo basta osservare ciò che sta succedendo in Parlamento sulla legge elettorale, con la minoranza del Pd che viene ridicolizzata dalla maggioranza. Ho deciso di non rinnovare la tessera al Pd, ma mi sono dimesso dall’assemblea provinciale alla fine di settembre, al termine di una riunione organizzata per discutere le candidature alla Provincia in cui non ci fu data neanche l’opportunità di parlare. Poi sappiamo tutti com’è andata… Ad Atripalda? Ho già avuto modo di dire in passato: se il principale obiettivo di questa Amministrazione sorretta dal Pd era quello di ricreare uno spirito di comunità allora si può onestamente ammettere che è stato fallito», conclude Alvino.

«Sul piano generale non sono d’accordo con le politiche economiche e sociali di Matteo Renzi - esordisce, invece, Enzo Aquino -. A mio parere le misure che il governo sta mettendo in campo per combattere la crisi e la disoccupazione produrranno più danni che rimedi. Sul piano locale non sono stato mai coinvolto nelle discussioni del partito. E quando ho cercato io di proporre qualcosa non c’è mai stata alcuna risposta.

 

Il partito cittadino è ancora spaccato e la conseguenza è che se la minoranza avanza una buona proposta viene automaticamente bocciata solo perché l’ha proposta la minoranza. Eppure lo scorso anno, alla vigilia del congresso cittadino, mi convinsi a fare un passo indietro non presentando una lista proprio per favorire l’unità interna. Purtroppo debbo constatare che non è servito a nulla», conclude Aquino.