Avellino

Il calcio è bello, il calcio è brutto, anche per questo. Questione di punti di vista. Come sempre. Correndo lungo un filo invisibile tra gli stadi “Veneziani” e il “Liberati” il campionato si è, con ogni probabilità, chiuso proprio mente stava per riaprirsi. Finali thrilling. L'Avellino era a un passo da sbancare Monopoli e dall'approfittare dell'1-1 al “Liberati” tra Ternana e Bari. Risultati che sarebbero valsi la possibilità di ridurre momentaneamente a 5 le lunghezze di ritardo dalla capolista umbra, incrementando a 6 il vantaggio sul terzo. Ma il calcio non si fa con i “se” e con i “ma”. E le partite non sono davvero finite fino a quando non sono finite. Nel bene e nel male. L'incornata di Zambataro è una beffa in salsa pugliese. Arriva al minuto di gioco numero 92. Al 95', si materializza, invece, un destro al volo alla Van Basten di capitan Defendi. Rimonta completata. Da 0-1 a 2-1. Storia riscritta.

Smaltita l'adrenalina è, però, già tempo di ragionare lasciando da parte i commenti di pancia. Perché? Perché la trentesima giornata del girone C di Serie C non è affatto da buttare per l'Avellino, al tredicesimo risultato utile consecutivo e, non un dettaglio, ora a +5 sul Bari. Si riparte dal secondo posto consolidato. Adesso, l'errore più grande da commettere sarebbe quello di passare da un eccesso all'altro nei giudizi e nelle disamine. Come? Partendo da un presupposto fondamentale. Se ci è arrivato, l'Avellino, a sognare e far sognare di riaprire i giochi per il primato è grazie a un cammino da... Ternana. Non basta? Dimenticare dove era il Bari fino a qualche settimana fa e dove è adesso sarebbe a dir poco ingeneroso verso una squadra che non è riuscita a centrare la settima vittoria consecutiva, vero, pagando a caro prezzo l'unico errore difensivo della giornata e da tanta parte a questa parte, ma continua a meritare solo applausi. Pareggiare in trasferta non è una vergogna, né un onta. Anche se l'Avellino ha abituato non bene, ma benissimo. Onore anche agli avversari. Non si gioca da soli. Onore al Monopoli, che con un manipolo di ragazzini in panchina e dodici indisponibili ci ha messo il cuore e se l'è giocata sul filo dei nervi per portare a casa il suo quinto risultato utile di fila.

Al “Veneziani” poteva essere nel segno del sette. Sette come i gol in campionato di D'Angelo. Il vantaggio avellinese arriva al minuto di gioco numero 25. Ed è un inno alla coralità ed alla cura dei dettagli; della differenza che sta facendo la cattiveria che, l'Avellino, soprattutto dopo il tracollo a Bari, ha imparato a mettere con una continuità disarmante in ogni singola giocata. Luigi Silvestri stacca con feroce determinazione per vincere un duello aereo a centrocampo, Aloi allarga sulla corsia mancina per Tito, che si libera per il cross con un gioco di gambe trovando Maniero sul secondo palo; sgomita, l'ariete, e alza un campanile seminando il panico in area di rigore pugliese. Cattiveria agonistica, determinazione, voglia feroce di arrivare primi su ogni pallone, dicevamo. L'identikit di Carriero è presto tracciato. Come una furia,uno degli ex di turno, si avventa sulla sfera vagante e Riggio lo arpiona. Calcio di rigore. Satalino intuisce il destro a incrociare del centrocampista palermitano, al rientro dal primo minuto al pari di Forte, Miceli, Maniero e Fella, ma non può evitare di capitolare.

L'Avellino ha, poi, non rischia nulla. Ha l'unico difetto di non trovare quel pizzico di cattiveria per chiudere i conti. Manna dal cielo per il Monopoli, che col passare dei minuti, dopo essere andato al riposo sotto di un gol, non ci pensa su due volte a giocarsi il tutto per tutto. Fella sfiora il raddoppio. Braglia, squalificato e sostituito da De Simone, ruota sapientemente la batteria di attaccanti; inserisce De Francesco, Adamo e, infine, Rizzo per dare freschezza e brio a una squadra che, volente o nolente, ha pure pagato un piccolo dazio, in termini di brillantezza, per la sua marcia record. Record come quello di Forte, secondo portiere per minuti con la porta inviolata nella storia biancoverde (superato Cecere), prima di capitolare quando ormai sembrava fatta. Bernardotto non riesce a chiudere i conti. Come lui erano subentrati Guiebre e Tazzer, le uniche risorse “vere” tra i rincalzi di Scienza. Proprio il primo pennella per Zambataro, perso da D'Angelo e colpevolmente solo al centro dell'area di rigore anche grazie a una serie di blocchi ben portati. Illanes, si fa attrarre dal pallone, che finisce sulla testa dell'esterno riadattato a mezzala, proprio in virtù dell'emergenza. Pallone appena sfiorato. Quanto basta per finire la sua corsa in rete. Quinto gol stagionale. Quello che fissa il risultato sull'1-1 finale. Danza a centrocampo la Ternana, recupera fiato e rimugina all'imbocco degli spogliatoi l'Avellino. Ma c'è chi sta peggio: il Bari. Pari amaro, ma piedi a terra. Perché, in fondo, tutti avrebbero firmato per questa classifica solo fino a qualche tempo fa.

Il tabellino.

Monopoli - Avellino 1-1

Marcatori: pt 24' D'Angelo (rig.), st 47' Zambataro.

Monopoli (3-5-2): Satalino; Vignati (13' st Tazzer), Bizzotto, Riggio; Viteritti (38' st Alba), Piccinni (31' st Basile), Vassallo, Zambataro, Liviero (13' st Guiebre); Starita, Soleri. A disp.: Oliveto, Nina, Di Benedetto, Glorioso, Iuliano. All.: Scienza.

Avellino (3-5-2): Forte; L. Silvestri, Miceli, Illanes; Ciancio, Carriero (36' st Rizzo), Aloi (20' st Adamo), D'Angelo, Tito (20' st De Francesco); Fella (30' st Santaniello), Maniero (30' st Bernardotto). A disp.: Pane, Dossena, Rocchi, Baraye. All.: De Simone (Braglia squalificato).

Arbitro: Cosso della sezione di Reggio Calabria. Assistenti: Teodori della sezione di Fermo e Tinello della sezione di Rovigo. Quarto ufficiale: Di Graci della sezione di Como.

Note: Ammoniti: Soleri, Vassallo, Aloi e Fella per gioco falloso. Illanes per proteste. Recupero: pt 0', st 4'. Angoli: 4-9. Gara a porte chiuse.