"Quanto mi dispiace non essere piu' dentro la Roma? Tantissimo, perche' per me era non dico la seconda casa ma quasi la prima. Sono cresciuto la' e moriro' li' dentro. Per me era impensabile un giorno cambiare strada e andare via da Trigoria. Ma stavo con le spalle al muro, non potevo sottrarmi, dovevo prendere questa decisione. Drastica, brutta, pero' ho dovuto farlo per rispetto a me stesso. E ai tifosi". Parla cosi' Francesco Totti del suo addio alla Roma in una lunga intervista al settimanale '7' del 'Corriere della Sera' firmata da Walter Veltroni. "Cosa mi piacerebbe fare in questa nuova Roma, quella di Friedkin? Sinceramente non ci ho mai pensato e non ci sto pensando - spiega l'ex capitano giallorosso - Adesso ho intrapreso questo nuovo lavoro, il management dei giovani talenti, e quando parto con una nuova avventura, cerco di portarla a termine. Ora lasciare alcune persone per strada e ritornare nella Roma mi sembrerebbe scorretto nei confronti di questi ragazzi. Poi tra due, tre, cinque, dieci anni, chissa'. Nella vita mai dire mai. Quando ci sara' l'occasione di incontrarsi con loro ne parleremo con serenita', con tranquillita'. Fino ad ora, pero', non c'e' stato alcun contatto".

Totti, 44 anni, gia' protagonista di un docu-film firmato da Alex Infascelli, e' ora interpretato da Pietro Castellitto nella serie Sky "Speravo de mori' prima". Dove si ricostruisce anche il suo rapporto con Luciano Spalletti: "Se c'e' qualcosa che vorrei dirgli? No, per me la vicenda si e' chiusa nel momento in cui lui e' andato via e io ho smesso di giocare. Per me li' c'e' stata la chiusura definitiva. E' inutile dire che ci sarebbero altre cose da sottolineare o da fare. Non servirebbe a niente, ormai e' successo. Ha sbagliato lui, ho sbagliato io, ha sbagliato la societa', non so chi ha sbagliato. Ormai e' successo, e' passato.
Mettiamolo nel dimenticatoio, giriamo pagina". Totti torna anche sulla sua brutta esperienza con il Covid: "E' stato abbastanza aggressivo, con me. Ho avuto una polmonite bilaterale, febbre a quaranta, tosse continua ed ero stanco, non avevo fame. Sono stati ventiquattro giorni molto duri. Avevo la saturazione a 89-90 e in quell'occasione ci sarebbe voluto il ricovero, pero' ho rifiutato".

"Avevo paura, per quello che era successo a mio padre due mesi prima. E allora ho cercato di stare il piu' possibile a casa ed andare avanti a cortisone, antibiotici, eparina. Con i farmaci sono riuscito ad uscirne, ma e' stata veramente dura. Se ho avuto paura? Dopo dieci giorni di punture, antibiotici, cortisone - termina il campione del mondo di Germania 2006 - vedevo che non c'era miglioramento. Si', allora ho temuto".
(ITALPRESS).