Le dimissioni del segretario del Pd Nicola Zingaretti sono arrivate all'improvviso, senza alcun segnale. Ieri era stata una giornata di attacchi duri alla segreteria da parte di Base Riformista, a cui lo stesso Zingaretti aveva risposto in modo duro, ma nulla aveva fatto pensare alla decisione di oggi.
Una mossa che ha messo in allarme i vertici del partito, che si sono affrettati a esprimere piena solidarieta' al loro segretario.
La prima a parlare e' Cecilia D'Elia, portavoce della Conferenza nazionale delle Donne Pd: "Nicola ha ereditato esattamente due anni fa un Pd praticamente morto, isolato, che usciva da una competizione elettorale in cui si era affermato un nuovo bipolarismo M5S-Lega, e in cui il Pd prendeva il peggiore risultato dalla sua nascita. Lo ha riorganizzato, alle ultime amministrative e' diventato primo partito, ha ottenuto importanti con il Governo Conte, si pensi al Recovery e al taglio delle tasse per i lavoratori, e ha consentito la nascita del Governo Draghi".

"Lo stesso Zingaretti - ha proseguito - ci aveva spinto a a una discussione per rilanciare questo partito nella nuova fase politica, ma di fronte al degrado del dibattito politico interno e a una discussione tutta sul potere e sulla figura del segretario ne ha tratto le conseguenze. Da Nicola Zingaretti ancora una volta un gesto politico di grande responsabilita' e generosita'". Per il vicesegretario Dem Andrea Orlando, e' "comprensibile l'amarezza di Nicola Zingaretti di fronte agli attacchi. La sua e' una scelta che implica uno scatto in senso unitario. Il Pd in un momento cosi' difficile ha bisogno di un riferimento affidabile per affrontare le sfide e le battaglie che abbiamo di fronte. Credo che debba essere rilanciato l'appello che viene da tanti militanti, segretari di circolo, amministratori, dirigenti, di ripensare questa scelta, e tutti dobbiamo fare il possibile perche' cio' avvenga".

"Nicola Zingaretti ha guidato il Partito democratico con grande responsabilita' in due anni terribili - ha commentato il senatore Luigi Zanda lasciando il Nazareno -. L'ha tenuto unito in fasi difficili e complesse del Paese ed io gliene sono particolarmente grato. Conoscevo e comprendo le sue amarezze. Ma credo che l'Assemblea del partito debba respingere all'unanimita' le sue dimissioni. Il Partito democratico ha un ruolo molto importante nel sistema politico italiano e ha bisogno del suo segretario".
Una richiesta di unita' e sostegno a Zingaretti arrivata anche da Goffredo Bettini, membro della segreteria nazionale e da sempre molto vicino al presidente della Regione Lazio: "La decisione di Nicola Zingaretti mi addolora. Ne comprendo le ragioni. Spero ci sia lo spazio per un ripensamento. Il Pd ha bisogno della sua onesta', passione e intelligenza politica".
"L'assemblea chieda a Zingaretti di restare. Il segretario ha risollevato il partito dal momento piu' drammatico della sua storia", ha scritto l'ex ministro Francesco Boccia.

"Nel momento piu' drammatico della storia recente del Paese e nel momento piu' difficile della storia del Partito democratico, Nicola Zingaretti e' stato un faro sia per il governo che per il Pd. Credo - ha aggiunto - che nessuno possa mettere in dubbio fatti oggettivi, oltre alla sua serieta' e alla sua lealta' verso la comunita' dem. E penso che l'assemblea nazionale abbia una sola strada: chiedergli di restare segretario del Pd che, grazie alla sua guida, e' uscito da uno dei periodi piu' bui della sua storia".
Anche le "sardine" hanno voluto far sentire il sostegno a Zingaretti attraverso i social ricostruendo la storia di questi due anni: "Lo stillicidio non finisce. Il 4 marzo 2018, un centrosinistra dilaniato dalla parabola del renzismo subiva la piu' grande sconfitta elettorale del Dopoguerra. Nonostante la debacle, l'allora segretario nonche' responsabile della disfatta, Matteo Renzi, teneva in scacco il partito. Il 4 marzo 2021 Nicola Zingaretti getta la spugna, stremato dalle lotte intestine. Ha preso un partito ridotto a uno straccio, rilanciando un'idea di apertura, dopo anni di leaderismo".

"Dopo anni di autoreferenzialita' e celodurismo dovremmo esserne felici, dovremmo tirare un sospiro di sollievo. Invece gli viene rinfacciato di prostrarsi prima alle sardine, poi ai grillini, poi a Conte. Tre anni fa il Pd veniva sedotto e abbandonato da un rottamatore - concludono le sardine - che tentennava dopo aver condotto il 'suo' gregge al macello, oggi non possiamo permetterci di perdere chi si e' finto agnello per consentirci di stanare i lupi. C'e' futuro per il Pd dopo Zingaretti, ma non c'e' futuro per il centrosinistra senza Piazza Grande, e non c'e' futuro nemmeno per il gregge incapace di farsi branco".
Fuori dal partito le reazioni sono contrastanti: chi se ne dispiace, anche a destra, chi ne chiede le dimissioni anche da governatore, sempre a destra. "Spiace che il Pd abbia problemi interni che costringono Zingaretti a dimettersi - ha scritto il leader della Lega, Matteo Salvini -, ma noi oggi stiamo lavorando coi ministri della Lega per produrre vaccini in Italia, per rottamare 65 milioni di cartelle esattoriali, per far arrivare rapidamente i rimborsi attesi a 3 milioni di partite Iva, professionisti e imprenditori. Dalle parole ai fatti".

"Non entro nelle dinamiche interne di altri partiti - ha scritto su un tweet la leader di FdI Giorgia Meloni - e non lo faro' nemmeno col Pd. Ammetto, pero', che dopo anni di malgoverno e dopo gli ultimi scandali sulle mascherine, avrei commentato volentieri le dimissioni di Nicola Zingaretti da presidente della Regione Lazio...". Infine c'e' Giuseppe Conte, che Zingaretti "nomino'" leader di un'area progressista, ora leader in pectore del Movimento 5 stelle: "Le dimissioni di Nicola Zingaretti non mi lasciano indifferente. Seguo con rispetto e non intendo commentare le dinamiche di vita interna del Partito Democratico. Ma rimango dispiaciuto per questa decisione, evidentemente sofferta. Non avevo avuto occasione, prima della formazione del governo precedente, di conoscerlo - aggiunge -. Successivamente, ho avuto la possibilita' di confrontarmi con lui molto spesso, in particolare dopo lo scoppio della pandemia".

"Ho cosi' conosciuto e apprezzato un leader solido e leale, che e' riuscito a condividere, anche nei passaggi piu' critici, la visione del bene superiore della collettivita'", conclude.
Dall'area riformista di Marcucci e del ministro Lorenzo Guerini nessun commento, cosi' come dall'area "amministratori", Bonaccini, Decaro, Gori, Nardella, che nei giorni scorsi avevano criticato duramente la segreteria, chiedendo riaperture e oggi impegnati a organizzare le zone rosse a causa dell'impennata dei contagi.
(ITALPRESS).