Una maxi truffa tributaria, con otto persone iscritte nel registro degli indagati e due persone arrestate con beni sequestrati per 5 milioni di euro. Sono i numeri dell'operazione "Premiata stamperia cilentana" condotta dalla guardia di finanza del comando provinciale di Salerno e coordinata dalla procura di Vallo della Lucania. In manette sono finiti un commercialista di 79 anni e suo nipote di 48.
Le indagini sono partite dopo una segnalazione di Equitalia alle fiamme gialle: due commercialisti di Casal Velino avevano esibito certificazioni false, esibendo pagamenti mai avvenuti, per ottenere lo sgravio delle cartelle esattoriali o per risolvere a proprio favore il contezioso dei propri clienti in commissione tributaria.
Da lì sono partite le indagini che hanno scoperchiato un modus operandi illegale: con intercettazioni telefoniche e ambientali i finanzieri hanno incastrato il titolare dello studio professionale. Da lui partivano le istruzioni sia al nipote (che lavorava come suo dipendente con la qualifica di ragioniere) che alle due segretarie di predisporre la documentazione fiscale fasulla.
L'obiettivo, come ricostruito dal quadro accusatorio del procuratore capo Antonio Ricci, era di venire incontro ai clienti in difficoltà trovando loro scappatoie fuorilegge. Almeno quattro i clienti che, secondo gli inquirenti, erano consapevoli del risparmio indebito di imposte per oltre 2 milioni di euro.
Dalla successiva perquisizione presso lo studio di Casal Velino è emersa una vera e propria "stamperia" di documentazione tarocca, che ha poi dato il nome all'operazione. Fatture per operazioni inesistenti, crediti d'imposta fittizi, biste paga attestati il finto versamento dei contributi ai dipendenti ma anche titoli di spesa falsi per intascare finanziamenti pubblici.
Oltre 2mila i documenti falsi acquisiti nel corso delle indagini, per condotte illecite che abbracciano un lungo arco temporale: dal 2012 al 2018. Per garantire il pagamento delle somme dovute all'erario, il gip ha disposto il sequestro preventivo dei beni nella disponibilitù degli indagati, per un valore di circa 5 milioni di euro. Sigilli a conti correnti, quote societarie, beni mobili e immobili anche di pregio in Costiera Amalfitana.