La governance del piano di aiuti in arrivo dall'Europa è incardinata al ministero dell'Economia guidato da Daniele Franco, con la strettissima collaborazione dei ministeri competenti "che definiscono le politiche e i progetti di settore".
Il cambio di rotta imposta alla politica economica del governo arriva fin dalle prime battute del discorso programmatico di Mario Draghi. Niente "cabina di regia" con trecento manager scelti da Palazzo Chigi e stop alla distribuzione a pioggia degli aiuti. Si cambia passo e "il Parlamento verra' costantemente informato sia sull'impianto complessivo, sia sulle politiche di settore", annuncia l'ex presidente della Bce. 

Saranno selezionati "progetti e iniziative prestando grande attenzione alla loro fattibilita' nell'arco dei sei anni del programma. Assicureremo inoltre che l'impulso occupazionale del Programma sia sufficientemente elevato in ciascuno dei sei anni, compreso il 2021", ha aggiunto. Gli obiettivi sono quelli noti; potenziamento dell'energia da fonti rinnovabili, lotta all'inquinamento, treni veloci, diffusione delle colonnine di ricarica per le auto elettriche, idrogeno, digitalizzazione, banda larga e 5G.
In questo contesto "il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione", ha rimarcato il premier. Compito dello Stato e' utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell'istruzione e della formazione, della regolamentazione, dell'incentivazione e della tassazione.
La rottura significativa con il passato riguarda il programma di aiuti alle imprese in crisi. Finora la scelta era stata quella di sussidiare tutte le aziende. Ora si passera' ad una logica selettiva sostenendo le attivita' che riusciranno a sopravvivere e quelle invece destinate a scomparire In quest'ultimo caso aiutare i lavoratori a riqualificarsi e trovare un altro impiego invece che stare attaccati a produzioni ormai fuori mercato, in vita solo grazie alla bombola d'ossigeno dei soldi pubblici.La selezione non sara' semplice. Come fare a distinguere le aziende "zombie" che vanno accompagnate verso la cancellazione rispetto a quelle temporaneamente impattate dal virus? Non sara' facile e forse anche per questo Draghi ha preferito non scendere nei dettagli dei singoli casi. Nessun accenno i dossier piu' scottanti come Ilva, Alitalia, Mps. Se ne parlera' in dopo il voto di fiducia e il compito di sbrogliare la matassa tocchera' a Giorgetti per quanto riguarda le grandi crisi aziendali e Daniele Franco per quanto riguarda la banca. Una sola cosa e' chiara fin da ore: il nuovo governo guidato da Mario Draghi proteggera' i lavoratori e non i posti di lavoro. L'operazione non sara' semplice: "La scelta di quali attivita' proteggere e quali accompagnare nel cambiamento e' il difficile compito che la politica economica dovra' affrontare nei prossimi mesi" ha spiegato. Prima o poi il blocco dei licenziamenti cadra' e allora ci sara' il rischio che possano saltare anche i contratti a tempo indeterminato oltre a quelli precari gia' colpiti dall'ondata di posti oltre di lavoro persi nel 2020 (444 mila) Motivo per il quale "saranno centrali le politiche attive del lavoro".

Una delle emergenze da superare e' quella del divario di genere. Tuttavia "una vera parita' di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro".
Sara' riformato il reddito di cittadinanza soprattutto nella parte della ricollocazione dei disoccupati che ha mostrato i ritardi maggiori. "Sara' necessario - assicura Draghi - migliorare gli strumenti esistenti, come l'assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati.
Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l'impiego in accordo con le regioni. Questo progetto e' gia' parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza ma andra' anticipato da subito".
Lo Stato ha un ruolo fondamentale: aiutare e indirizzare quelle aziende innovative che possono creare lavori intercettando i nuovi bisogni del mercato. "Il cambiamento climatico, come la pandemia, penalizza alcuni settori produttivi senza che vi sia un'espansione in altri settori che possa compensare - sottolinea Draghi - .
Dobbiamo quindi essere noi ad assicurare questa espansione e lo dobbiamo fare subito. La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovra' essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l'innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l'accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attivita' sostenibili che sono state create".
Insomma, quella di Draghi e' una visione rivolta quasi esclusivamente al futuro, addirittura al 2050, e poco o nulla al passato. Un approccio finalmente aggressivo nei confronti della crisi economica e non solo difensivo, come fatto finora. Non a caso i protagonisti principali del suo discorso sono i giovani.
Giovani ai quali, ricorda il premier, "vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta".
(ITALPRESS).