Benevento

Si è ripreso la scena con gli interessi. Numero dieci sulle spalle e fascia da capitano sul braccio, Nicolas Viola è tornato a fare le fortune del Benevento. Il lungo infortunio che l’ha tenuto fuori dal campo per quasi un anno è ormai alle spalle. Ha esordito in campionato con il Torino ed è stato subito protagonista con un gol giunto su calcio di rigore. A Bologna c’è stato il bis con un colpo di tacco che ha permesso alla Strega di tornare nel Sannio con un punto prezioso. Ha cambiato l’esultanza, Nicolas Viola. Adesso mette indice e medio della mano sinistra sulla fronte.

Un gesto particolare, che significato ha?
“Lascio libera interpretazione. In molti lo accostano a Goku di Dragon Ball quando effettua la tecnica del teletrasporto, ma ha molti altri significati. Magari un giorno li spiegherò”.

Se avessi il teletrasporto come Goku dove ti piacerebbe andare? 
“Mi piace molto isolarmi per stare con me stesso. Mentalmente cerco di evadere per meditare: è un qualcosa che mi fa stare bene”. 

Sei stato fuori per quasi un anno per via dell’infortunio. Quanto sono stati difficili quei mesi?
“Tanto. Per me già saltare una partita è difficile. Ho sempre cercato di stare al massimo, anche perché un periodo così lungo lontano dal campo non mi era mai capitato. E’ stata molto dura, la voglia di allenarmi era altissima. A volte dimenticavo anche di mangiare perché ero concentrato solo sull’obiettivo di rientrare quanto prima. Facevo palestra tutto il giorno. Questa dedizione mi ha giovato, infatti sono rientrato con il Torino e sono stato impiegato per tutti i novanta minuti”. 

Ti hanno dato fastidio le voci relative a un tuo possibile addio?
“Sono chiacchiere che girano da qualche anno, onestamente non riesco a spiegarmele. Per Benevento sto dando tutto e non capisco questo stato d’animo”. 

Forse per il troppo amore che la gente nutre nei tuoi confronti…
“Anche io sono innamorato di questa città, siamo cresciuti insieme. Sentire certe cose comunque mi fa capire determinate cose, ma sono una persona abbastanza equilibrata. Preferisco far parlare il campo che è la cosa che mi riesce meglio”. 

Che serie A hai ritrovato?
“L’infortunio mi ha rallentato dai punti di vista tecnico e mentale. Adesso sto bene, cerco di mettere benzina giocando. Prima del match con il Torino mi ero allenato solo per tre giorni, poi c’è da dire che ho saltato la preparazione e tutto il resto. Per me è un collaudo, sto usando queste partite come un allenamento. Appena arriverò al massimo potrò divertirmi”. 

Con l’addio di Maggio sei diventato capitano. Che sensazione provi? 
“C’è da dire che lo ero anche prima quando Maggio non giocava. Siamo in un gruppo in cui la fascia la può portare chiunque, ci sono tanti capitani. Le decisioni le prendiamo tutti insieme. Sono comunque onorato di esserlo”. 

Che impressione ti ha fatto Gaich?
“E’ arrivato in punta di piedi, non conosce l'italiano quindi è ancora silenzioso. In campo però parliamo la stessa lingua che è quella del calcio. Gli auguro il meglio”. 

Adesso ci sono Roma e Napoli, due incontri sulla carta proibitivi. Come li affronterete? 
“Saranno difficili, ma lo Spezia battendo il Milan ci ha dimostrato che te la puoi giocare con tutti. Lo faremo con la massima umiltà, ma senza timori e con il giusto equilibrio”. 

E’ temibile questo Spezia?
“Si, è una sorpresa: esprime un calcio propositivo. Italiano ha le sue idee e le sta mettendo in pratica. Anche noi abbiamo una nostra identità e possiamo venirne fuori come fatto all’andata, in modo da raggiungere quanto prima il nostro obiettivo”. 

Quanto ti stanno facendo crescere gli studi di psicologia? 
“Ero molto appassionato su questo tema già da prima, studiavo per una crescita personale. Cerco di migliorarmi giorno dopo giorno sia in campo che fuori. Lo faccio anche per i miei figli”.