Dostoevskij frequentò a Pietroburgo la scuola militare d'ingegneria. Terminati gli studi nel 1843, fu promosso ufficiale, ma preferì dedicarsi alla letteratura. Il racconto "Povera gente" del 1846 gli diede il primo successo. Per aver frequentato il circolo di Petraševskij, che sosteneva un socialismo utopistico, e avendo letto in pubblico la lettera di Belinskij a Gogol′, nel 1849 fu arrestato. Condannato a morte, l'esecuzione fu sospesa quando era già sul patibolo, e fu mandato a passare quattro anni di lavori forzati in Siberia.
Tornò allora alla letteratura e pubblicò nel 1859 "Il villaggio di Stepancikovo e i suoi abitanti" e "Il sogno dello ziuccio". Nel 1866 pubblicò il romanzo "Delitto e castigo", l'anno seguente, perseguitato dai creditori, lasciò la Russia per l'estero. Durante questo periodo, lavorò molto e scrisse "Il giocatore", "L'idiota", "L'eterno marito", "I demoni".
Tornato in patria, collaborò alla rivista conservatrice "Il cittadino" e pubblicò i romanzi "L'adolescente" e "I fratelli Karamazov". Agli ultimi anni della sua vita risale anche la pubblicazione del "Diario d'uno scrittore". Le sue opere sono divise in due periodi: l'uno precedente e l'altro seguente all'esilio siberiano. Nel naturalismo satirico mette elementi di emozione umana e combina il grottesco con la pietà per gli esseri umiliati e ridicoli.
Nemico del dogmatismo filosofico e del gioco dialettico, ansioso sempre di personificare, Dostoevskij delinea una galleria di figure piene di smisurata tensione, di enormi impulsi vitali. Personaggi non plastici, imponderabili, bipolari come tutto il suo cosmo morale: figure angeliche che sanno torturare e figure perverse che sanno intenerirsi. Tutte animate da un desiderio di riscatto e dalla sete di vivere, spinta sino al fanatismo. Attraverso l'amore terreno l'uomo giunge a quello divino, alla grazia. La grazia viene più spesso al peccatore non perché egli ha peccato, ma perché ha sofferto ed è capace di pentimento. L'uomo è creato non per la mite felicità dell'ordine e della quiete, ma per la delizia sovrumana della salvazione in Dio, pagata col male, l'odio, il fango, la disperazione, il delitto.
Va anche ricordato che la filosofia politica di Dostoevskij fu uno slavofilismo democratico e populismo mistico: la sua idea è che la società russa può essere redenta dal contatto con il popolo e dall'accettazione della religione ortodossa, perché la religione del popolo russo, la cui missione è di redimere il mondo con una riasserzione di fede cristiana.