“Combatteremo i nostri detrattori presso tutte le sedi legali, nazionali ed internazionali”. I vertici della Sviluppo Risorse Ambientali Srl di Polla non usano giri di parole. Conferenza stampa al "Family center" del comune del Vallo di Diano per chiarire la posizione dell'azienda rispetto all'affaire dei rifiuti partiti dalla Campania verso la Tunisia, che hanno portato ad una serie di arresti e sequestri nel Paese nordafricano.
Al tavolo l’amministratore unico della "Sra Srl", Antonio Cancro, i membri del Cda, Federico e Alfonso Palmieri e i due legali dell’azienda, Giorgio e Francesco Avagliano.
"In tali notizie si parla di tratta dei rifiuti tra Italia e Tunisia e si dipinge la Sra come la solita organizzazione criminale del Sud Italia che cerca di sbarcare il lunario inviando rifiuti di ogni genere in Africa. Una storia però che non corrisponde alla realtà ma soltanto alla pura fantasia, dettata tra l’altro dall’assenza di ogni minima prova che testi la veridicità di tali asserzioni", ha affermato l’amministratore Cancro.
"Gravissimo che la Regione Campania, senza nessuna, ribadiamo, nessuna motivazione, né documento ufficiale, né comunicazione anche informale, abbia intimato alla Sra di riportare in Italia ben 12mila tonnellate di rifiuti, destinate all’azienda tunisina Soreplast per il trattamento e il recupero dei materiali - ha precisato Alfonso Palmieri -. Il tutto a seguito di una imbarazzante mail di un sedicente referente del ministero tunisino, mai effettivamente posta al vaglio delle autorità competenti per una identificazione. E a nulla sono servite le richieste di spiegazioni (non tramite gmail ma tramite pec) dell’azienda Sra all’indirizzo delle autorità tunisine, dell’Anged, della Regione Campania e di tutti i ministeri, tunisini e italiani, coinvolti".
L'azienda ha ricostruito anche la sequenza cronologica dei fatti accaduti ed ha ricordato che la Sviluppo Risorse Ambientali "è una società società autorizzata allo stoccaggio e al trattamento dei rifiuti con sede a Napoli e Polla. Nell’area industriale del piccolo comune del salernitano vi sono anche gli impianti di stoccaggio e trattamento dei rifiuti di cui la società, impiegante ben 150 operatori, si occupa. L’impianto, è bene ricordarlo, è soggetto a periodici controlli ispettivi ed ha con sé tutte le autorizzazioni rilasciate dall’autorità competente in materia, in questo caso la Regione Campania".
"Siamo in piena caccia alle streghe - hanno dichiarato i legali della Sra Srl, Francesco e Giorgio Avagliano -. Ad oggi ci accusano delle peggiori nefandezze, di traffici di rifiuti tra Italia e Tunisia. Abbiamo letto notizie infanganti il nome di un’azienda che, nel suo piccolo, è un fiore all’occhiello per quanto riesce a fare in un territorio già martoriato dall’emergenza rifiuti. E che ha continuato a lavorare anche durante l’emergenza Covid, senza sosta. Le notizie che ci pervengono dalla Tunisia, in un clima politico rovente infine, ci fanno temere per un invio di nostri delegati. Il ministero degli Esteri italiano non si è palesato, nonostante sia stato interpellato. La Regione non ha sconfessato le sue azioni ma allo stesso tempo ha intimato il rientro dei rifiuti, senza motivo, accettando addirittura di pagare milioni senza offrire una risposta adeguata né resistenza. In più, teniamo a precisare, l’azienda dovrebbe riportare in Italia rifiuti che sono presumibilmente stati irrimediabilmente compromessi dall’apertura dei sigilli dei containers senza la presenza di nessun delegato della Sra. Tali affermazione derivanti dalle mail di un personaggio mai identificato e spacciatosi per referente del Governo tunisino, sono tutte da dimostrare, dato che nessun delegato Sra è stato presente alla presunta (e mai comunicata) apertura dei containers, con tanto di rottura illegale dei sigilli. Fatto gravissimo, in quanto non è stata possibile nessuna forma di contraddittorio. La domanda è: chi assicura che il rifiuto non sia stato contaminato lì in Tunisia? Dovremmo infine riportarlo in Italia nonostante non si sappia cosa contenga ora? La paura di Sra è che chiunque potrebbe aver contaminato di proposito i rifiuti contenuti all’interno del carico, per tanto l’azienda si batterà per difendere la sua innocenza in tutte le sedi, constatando che servono prove serie e non unilaterali per infangarne il nome. Poiché il provvedimento di ritiro del carico è partito dalla Regione Campania, a giorni presenteremo il ricorso al Tar di Napoli. Ma non escludiamo di intraprendere anche altre vie, tra cui quella relativa alle controversie internazionali", la presa di posizione degli avvocati.