Manca sempre meno alla ripresa del campionato e nel mirino della Sandro Abate c'è il Real San Giuseppe. Gli irpini, che non scendono in campo dallo scorso 16 gennaio a causa del rinvio del match contro la Feldi Eboli, hanno approfittato di questo lungo periodo di stop per correggere gli errori che, finora, hanno impedito di centrare il primo successo del 2021. Tra le note liete in casa verdeazzurra, a prescindere dal recente trend di squadra, c'è, senz'altro, Jonas, arrivato alla Sandro Abate lo scorso dicembre per sostituire Villava e subito protagonista. In esclusiva a Ottopagine.it, ha rilasciato un'intervista a 360 gradi.
Jonas, lei si era trasferito in Belgio, per giocare con l'Halle Gooike, ma a causa della pandemia è tornato in Italia. Quanto ha inciso la voglia di riabbracciare il Paese dove ha scritto tra le pagini più belle della sua carriera, vincendo tre campionati italiani, cinque Coppe Italia, tre Supercoppe e due Winter Cup con le maglie dell'Acqua&Sapone, Asti, Marca e Arzignano? Quanto, invece, è stato determinante il progetto presentato dalla Sandro Abate?
"Sì, ha inciso tanto la voglia di tornare a giocare in Italia, ma anche di vivere in Italia con la mia famiglia. Amiamo questo Paese. Sono tornato sia per la quotidianità, sia per il futsal. La Sandro Abate mi stava già mi corteggiando da circa due anni. Non ho dovuto ragionare molto su dove venire, ho scelto la Sandro Abate proprio perchè era già da un po' che parlavo con la società."
Circa due mesi fa è arrivato in Irpinia. Si è ambientato bene ad Avellino? Che gruppo ha trovato?
"Mi trovo molto bene ad Avellino, è una bella città e io e la mia famiglia stiamo benissimo. Il gruppo squadra è fantastico, ho trovato delle persone bellissime. Non mi riferisco solo ai miei compagni, ma anche alla dirigenza e allo staff. Sono molto disponibili e preparati. Il gruppo, come anche la società, ha tanta voglia di crescere e questa è una cosa molto importante che, insieme al lavoro e alla programmazione, ci porterà a raggiungere la vittoria. È questo l'obiettivo della Sandro Abate e di tutti noi che facciamo parte del progetto."
Dove può arrivare questa Sandro Abate e quali sono i suoi obiettivi personali? Qual è il segreto per avere ancora stimoli importante, nonostante la bacheca sia piena di trofei?
"Gli stimoli ci sono sempre, mi sento fortunato a fare ciò che amo. Pur avendo 36 anni non li sento e a pensarci non mi sembra vero. Ho voglia di far bene, di migliorare e aiutare i più giovani. Non mi restano tanti anni di carriera, però, voglio godermi questi momenti e continuare a dare sempre il massimo. Sono un atleta molto competitivo e voglio essere sempre al top. Quando non riuscirò più a dare il 100 per cento, allora, smetterò. Riguardo gli obiettivi della squadra, vediamo dove si può arrivare quest'anno. Dobbiamo lavorare molto. Il campionato è molto competitivo ed equilibrato. Noi dobbiamo sempre sfruttare al massimo le nostre possibilità ed essere pronti nei momenti decisivi."
Si riparte dopo una pausa, programmata e per cause di forza maggiore, che vi ha dato la possibilità di lavorare sugli errori e prepararvi al meglio in vista del derby con il Real San Giuseppe. Si riparte anche dall'ultima partita, persa contro la Saviatesta Mantova, in cui ha segnato due gol che non sono bastati a portare a casa un risultato positivo. Che partita c'è da attendersi e qual è lo switch mentale che la Sandro Abate deve compiere per il definitivo salto di qualità?
"Il derby contro il Real San Giuseppe sarà una bella gara. Loro hanno un bel roster ed entrambe lotteremo per i 3 punti. Noi abbiamo approfittato di questa pausa per prepararci al meglio alle prossime gare che restano da giocare."
Jonas, diceva: 36 anni e ancora tanta voglia di stupire. Se torna indietro agli inizi della sua carriera, come si ricorda?
"Ricordo molto bene quando avevo 16, 17 anni, ma già militavo nella squadra principale della Malwee, che è una squadra molto conosciuta e importante in Brasile. In squadra c'erano dei campioni, come Manuel Tobias, ed io approfittavo degli allenamenti e delle partite per guardare e imparare da loro. Ero molto attento a cosa facevano, sia in campo, sia fuori. Ascoltavo e mettevo in moto i consigli che mi davano i giocatori, come anche quelli degli allenatori che ho avuto. Mi hanno insegnato tanto, non solo a livello sportivo, ma anche sotto il punto di vista caratteriale. Devo ringraziare anche mio padre Jonas, che giocava e mi faceva da coach. Era molto rigido con le regole e ho imparato tanto da lui."
E se si proietta avanti di 10, come si immagina? Magari in panchina o con una vita diversa, fuori dal futsal?
"Tra 10 anni vorrei essere in spiaggia a fare surf, è il mio desiderio più grande. Non mi immagino sulle panchine come allenatore delle prime squadre. Magari insegnare ai ragazzi sarebbe più bello e produttivo. Vediamo dove ci porterà il futuro."