Tre milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi per problemi economici scaturiti dalla crisi covid. C'è chi ha fatto ricorso a prestiti e mutui pur di continuare le cure e chi invece ha dovuto interrompere del tutto visite mediche, specialistiche, analisi e interventi. Secondo l'indagine condotta per Facile.it da mUp Research e Norstat su un campione rappresentativo della popolazione nazionale adulta ci sono circa 2,2 milioni di pazienti che hanno dovuto chiedere un prestito ad amici, familiari o finanziarie per poter accedere alla sanita' privata. Chi si e' rivolto a strutture private ha speso, in media 292 euro per ciascuna visita. Su un campione di 125mila domande di finanziamento presentate da gennaio a dicembre, nel 2020 l'importo medio dei prestiti personali richiesti per pagare spese mediche e' stato pari a 6.145 euro, da restituire in 53 rate (circa 4 anni e mezzo). 

L'emergenza sanitaria ha bloccato quasi tutti gli interventi di elezione. Sono 32,8 milioni gli italiani che si sono visti rimandare, se non addirittura annullare, visite, esami o operazioni in programma nel 2020. In particolare: il 73,6% di coloro che avevano in programma un intervento presso una struttura sanitaria hanno subito uno o piu' rinvii, mentre il 34,3% ha dovuto accettare l'annullamento.

Nello specifico: i settori di gastroenterologia e urologia (rispettivamente con l'81,2% e il 75% di pazienti) hanno subito ritardi o annullamenti su visite, esami od operazioni gia' programmate, anche per patologie molto gravi. Hanno subito ritardi o annullamenti il 61,1% dei pazienti cardiologici ed il 47,2% di quelli oncologici. Mediamente il rinvio e' stato di quasi due mesi (53 giorni), ma il dato ancor piu' preoccupante e' che nel 68% dei casi l'appuntamento e' stato rimandato a data da destinarsi.

Nel caso dell'oncologia, ad esempio, lo slittamento medio e' stato di 63 giorni, per la cardiologia di 72 giorni e addirittura 81 giorni per la ginecologia. La pandemia, sempre secondo la ricerca, ha messo sotto stress tutte le strutture sanitarie, ma in particolar modo quelle pubbliche; fra coloro cui e' stato rinviato o annullato un appuntamento gia' programmato, nel 54,7% dei casi questo si sarebbe dovuto svolgere in struttura pubblica, nel 45,3% in una privata.

Fra chi ha subito un rinvio o un annullamento, il 30,2% degli intervistati ha poi scelto di svolgere il controllo in struttura privata, il 31% in struttura pubblica, ma soprattutto, per il 38,8% l'esame e' stato annullato senza alcuna riprogrammazione. Questa situazione ha spinto molti italiani ad abbandonare la sanita' pubblica in favore di quella privata: secondo l'indagine circa 7 milioni di cittadini, a seguito del rinvio o annullamento, hanno scelto di spostare da una struttura pubblica ad una privata una o piu' visite. Quando si chiede la ragione del ricorso al privato si scopre che il 18,9% dei pazienti lo hanno fatto per paura che la loro patologia peggiorasse, il 12,6% perche' avevano un'assicurazione che ne copriva i costi. Chi si e' rivolto ad una struttura privata ha dichiarato di aver speso, in media, 292 euro per singola visita, esame o operazione. Per far fronte ai costi legati alla sanita' privata, il 73,2% ha pagato usando i propri risparmi, mentre il 16,6% ha fatto ricorso ad un'assicurazione sanitaria. Circa 2,2 milioni di pazienti (pari al 9,1% di chi e' ricorso alla sanita' privata) hanno dovuto chiedere un prestito ad amici, familiari o finanziarie. La soluzione del prestito e' piu' frequente tra i rispondenti residenti al Sud e nelle Isole, dove la percentuale arriva all'11,9%. Oltre ai disservizi, vi e' una fetta importante della popolazione italiana che nel 2020 ha scelto di propria iniziativa di rinunciare a prenotare o effettuare una o piu' visite, esami specialistici od operazioni; secondo l'indagine sono 68,6% degli italiani, pari a circa 30 milioni di individui. Nel 71,3% dei casi lo hanno fatto per paura di contrarre il Covid recandosi in una struttura medica, nel 19,7% perche' scoraggiati dai lunghissimi tempi di attesa.