"Per rilanciare l'economia del Mezzogiorno non ci vuole solo coraggio, ma anche e soprattutto competenza", questa le prime parole di Gianni Lepre, opinionista economico del Tg2 e presidente del club delle eccellenze di confesercenti Campania e Molise, a commento di alcune misure rigenerate nell'ultima legge di bilancio.
Si parte ovviamente, bona fides, dal presupposto che il governo si stia impegnando nel risanamento dell'economia tricolore compromessa da una pandemia sanitaria che ne ha minato le basi, per giungere a verificarne i parametri di operatività e semplificazione.
"Tornare a parlare di Zes - ha proseguito l'economista - è di una pericolosità inevitabile, oserei dire, non solo perché le zone economiche speciali non sono mai decollate, ma anche e soprattutto per il fatto che le stesse potrebbero danneggiare e non poco l'economia delle piccole e delle micro imprese. Inneggiare alla Zes dovrebbe corrispondere, però, ad una riqualificazione del tessuto produttivo medio piccolo, quelle realtà storiche come artigiani e piccoli dettaglianti che, altrimenti, sarebbero destinati a vivere all'ombra di investitori baciati non solo dai capitali ma anche dalle agevolazioni garantite dalla misura".
Lepre ha poi continuato: "Infatti se si fa attenzione ai commi 173-176 e 170 del nuovo documento economico e finanziario, si individuano misure di aiuto concreto, ma solo per coloro che intendano avviare un'attività imprenditoriale al Sud. Si parte con una rilevante agevolazione fiscale per chi avvia un'attività d'impresa nelle zone economiche speciali istituite nel Mezzogiorno d'Italia, pari al 50% a decorrere dal periodo d'imposta nel corso del quale è stata intrapresa l'attività e per i 6 periodi d'imposta successivi. Ovviamente non si fa alcun riferimento alle imprese che già esistono sul territorio, forse perché già investite dalle elemosine di Stato dei vari decreti e bonus".
Lepre ha poi concluso: "Con la misura del Resto al Sud si è invece fatto un buon lavoro portando da 45 a 55 il limite d'età per poter accedere alle incentivazioni stabilite. In buona sostanza si tratta di una rimodulazione che, partendo col piede giusto e senza la ruggine burocratica, potrebbe servire al Sistema Italia per un rilancio sostanziale. Per fare ciò però occorre ripensare tutto il sistema, velocizzando le procedure e garantendo a tutti di svolgere il proprio ruolo nella ricostruzione post pandemica dell'Italia, senza dimenticare le imprese già esistenti, per le quali non vi è ancora stata manna dal cielo".