Il Papa ricorda Maradona, parla del doping, confida i suoi ricordi di giocatore di calcio in porta quando era bambino. Lo fa in un'intervista alla 'Gazzetta dello sport' che oggi e' in edicola anche con un libro ("Lo sport secondo Francesco") con le parole del Papa sullo sport. Maradona "in campo e' stato un poeta, un grande campione che ha regalato gioia a milioni di persone, in Argentina come a Napoli. Era anche un uomo molto fragile", afferma il Papa. Su Alex Zanardi: "Quando vedo di che cosa sono capaci certi atleti, che portano impressa nel loro fisico qualche disabilita', rimango sbalordito dalla forza della vita". Il Pontefice torna poi a condannare il doping: "Non e' soltanto un imbroglio, e' una scorciatoia che annulla la dignita'. Il talento e' un dono ricevuto ma questo non basta: tu ci devi lavorare sopra. Allenarsi, allora, sara' prendersi cura del talento, cercare di farlo maturare al massimo delle sue possibilita'". Infine Papa Bergoglio confida i suoi ricordi di bambino e parla del "pallone di stracci, la pelota de trapo: il cuoio costava e noi eravamo poveri, la gomma non era ancora cosi' abituale, ma a noi bastava una palla di stracci per divertirci e fare, quasi, dei miracoli giocando nella piazzetta vicino a casa. Da piccolo mi piaceva il calcio, ma non ero tra i piu' bravi, anzi ero quello che in Argentina chiamano un 'pata dura', letteralmente gamba dura. Per questo mi facevano sempre giocare in porta. Ma fare il portiere e' stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte...".
Il Papa ricorda Maradona: "Era un poeta"
E su Zanardi il pontefice commenta: sbalordito dalla forza della vita
Redazione Ottopagine