Napoli

Domenica per Napoli sarà il V-Day, arriveranno i primi vaccini, l’unica vera arma contro il Covid-19. 

La prima ad essere vaccinata a Napoli sarà Filomena Liccardi, medico in servizio al pronto soccorso dell'Ospedale Cardarelli di Napoli.

Il Cardarelli è uno dei sette ospedali in cui si svolgerà il v-day di domenica con una prima vaccinazione dimostrativa di medici, infermieri e operatori socio sanitari. 

“Liccardi - fanno sapere il Cardarelli - è in servizio al Pronto Soccorso sin dal primo momento della pandemia ed è stata in prima linea nella lotta al Covid”.

"Domenica verrà mandato un messaggio europeo chiaro, il vaccino c’è ed è l'unica arma che abbiamo. È quello che dico ai colleghi scettici, abbiamo il dovere di vaccinarci e lasciare poi il campo alla popolazione di farlo". Così Angelo Sorge, capo del centro chirurgico per l'ernia dell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, parla della sua partecipazione al v-day di domenica, la prima vaccinazione dimostrativa che coinvolgerà 720 operatori sanitari in Campania. 

"Mi sembrava giusto - spiega Sorge che oggi a Il Mattino ha anticipato la sua decisione - offrirmi volontario e dire ai cittadini di mettere da parte gli scetticismi. Questo è un vaccino contro la pandemia covid, ma e' in fondo un vaccino come quello anti influenzale che io faccio ogni anno. È un atto dovuto per se stessi e, da parte di noi medici in particolare, per la collettività. Ne parliamo - spiega Sorge - alcuni mi dicono che vogliono aspettare un altro tipo di vaccino che non abbia una catena del freddo così complessa. Io dico loro che abbiamo un'opportunità e che se blocchiamo il rischio di contagio dei medici facciamo un passo importante anche per i cittadini, ma la risposta dei medici in generale è forte, solo al Sa Giovanni Bosco siamo in venti a farlo subito". L'ospedale è ora convertito in covid center, quando la pandemia calerà tornerà ad essere un dea di II livello, una riconversione che arriverà per un luogo che negli ultimi anni è stato al centro di molte polemiche ma anche di inchieste giudiziarie sui summit della camorra che si svolgevano nel bar dell'ospedale. 

"Il San Giovanni Bosco - spiega Sorge - è un ospedale di frontiera. Abbiamo salvato persone gravemente ferite nella guerra di camorra di Secodigliano, abbiamo salvato Arturo, il ragazzo accoltellato in via Foria. Abbiamo fatto sempre tantissimo, senza mai trasferire nessuno in altri ospedali e con numeri migliori sulla mortalità. Certo, questo ospedale opera in una zona critica, potevano esserci delle infiltrazioni camorristiche ma ha sempre funzionato. Ci sono state le formiche, la camorra, il covid, ora però dobbiamo far sì che la nostra ripresa sia piena e per questo abbiamo chiesto che ci aiutino con tecnologia, la ristrutturazione dell'edificio, personale sufficiente. Lo pretendiamo oggi e da questo punto di vista abbiamo avuto delle rassicurazioni. Per farlo ora bisogna accelerare la riconversione".