Capaccio

“I famigerati dischetti finiscono in tribunale” Queste le parole dell'associazione ambientalista Clean Sea Life che commenta soddisfatta il rinvio a giudizio per disastro ambientale e inquinamento doloso in concorso tutti e otto gli indagati per lo sversamento in mare di 130 milioni di filtri di plastica dal depuratore di Capaccio Paestum avvenuto nel febbraio del 2018.

E' Il primo processo in Italia per lo sversamento di plastica in mare e si celebrerà il 15 febbraio prossimo a Salerno. Otto fra tecnici e funzionari del Comune e della multinazionale Veolia saranno chiamati a rispondere di disastro ambientale e inquinamento doloso, esattamente a tre anni di distanza dall’incidente che riversò in mare milioni di dischetti in mare dal depuratore di Capaccio.“

L'associazione si è costituita parte civile nel processo, insieme a Legambiente, Wwf e Codacons, comune di Formia e comune di Latina. Cittadini, centri di ricerca e volontari, attivati dal progetto europeo Clean Sea LIFE, su richiesta degli inquirenti, hanno fornito un contributo importante alle indagini. Oltre 600 segnalazioni foto e video raccolte, grazie alle quali è stato possibile ricostruire una mappa della successione cronologica degli spiaggiamenti che “confrontata con l’analisi delle correnti marine effettuata dal Consorzio oceanografico LaMMA, ha confermato l’origine dello sversamento nel Golfo di Salerno” Spiegano da Clean Sea Life.

“Le segnalazioni dimostrano inoltre come in questi tre anni i leggeri ‘carrier’ di plastica, sospinti dalle correnti, abbiano investito tutte le coste occidentali italiane e raggiunto Francia, Spagna, Tunisia e Malta, spingendosi in numerosi parchi marini.” Un disastro ambientale che non ha risparmiato anche la fauna marina, almeno tre le tartarughe marine protette che hanno ingerito dischetti, due di queste decedute.

Una massiccia mobilitazione che ha spinto in spiaggia centinaia di volontari in tutta Italia: oltre 200 le iniziative di pulizia “#cacciaaldischetto” che hanno portato alla raccolta di oltre 260.000 carrier, catalogati e geo-referenziati dai ricercatori Clean Sea LIFE. “Ancora oggi i dischetti emergono dalla sabbia in tutte le coste tirreniche e ioniche italiane, confusi fra ammassi di legni e rifiuti o sepolti sotto la sabbia, da cui riemergono in seguito alle grandi burrasche autunnali.” Concludono dal'associazione.