Mercato San Severino

Nessuno avrebbe immaginato una giornata come questa, forse neanche Miriam De Filippis, la giovane madre che ieri mattina alle 4.30 ha minacciato di togliersi la vita e di uccidere anche i suoi due figli di 5 e 3 anni. Un gesto estremo, quello di Miriam, dettato dalla paura della visita, che inesorabile sarebbe arrivata qualche ora dopo, da parte degli assistenti sociali, per toglierle i suoi bambini. Due matrimoni alle spalle, senza un lavoro e quindi senza un'entrata fissa, e con due piccole bocche da sfamare. Le ha provate tutte Miriam prima di arrivare a questo, prima di barricarsi in casa e minacciare di lanciarsi nel vuoto, o brandire un coltello e gridare a gran voce di volerla fare finita, portando con se i suoi figli.

Purtroppo ogni porta bussata, ogni persona interpellata per avere un aiuto, ogni tentativo ha avuto sempre il solito epilogo. Miriam si è sentita sola, abbandonata, ha invocato l'aiuto di Papa Francesco, ha chiesto più volte durante tutte le ore di “prigionia” volontaria in quell'appartamento, di poter parlare con il Pontefice, l'unico forse secondo lei, che poteva capire il suo disagio. Ore ed ore passate freneticamente, entrando ed uscendo da quel balcone di quella casa al primo piano del condominio “De Caro” a Mercato San Severino.

Sotto, in strada si sono susseguite tante persone, dalle facce amiche dei genitori, della sorella, fino a quelle degli assistenti sociali, i suoi nemici, quelli che a detta sua l'hanno portata a fare tutto questo. E poi il negoziatore, una persona anonima, che per ore ha provato a dialogare con lei, a farla ragionare, e a farla tornare sui suoi passi. Ma Miriam era determinata, o forse con il passare delle ore spaventata. E la paura si leggeva nei suoi occhi, nei suoi gesti. Quel muoversi freneticamente su quel balcone, avanti e poi indietro, come fa un animale in gabbia che sa che da un momento all'altro può essere abbattuto. E' lucida, controlla ogni movimento, chiede ai tantissimi carabinieri accorsi li da ogni parte della provincia, di riaprire la strada al traffico. Questa cosa la preoccupa non poco, forse perché è cosciente che l'allontanamento dei tantissimi curiosi assiepati in ogni angolo di via Marcello, rappresenta la situazione ideale per un'irruzione delle forze dell'ordine. La giornata scorre scandendo un tempo che sembra differente. A volte le ore volano, altre sembrano interminabili.

Alle ore 16 arrivano i corpi speciali del Gis, direttamente da Livorno. Atterrano all'aeroporto di Pontecagnano e con due furgoni neri giungono a destinazione. Scendono, si preparano, studiano la situazione, leggono la planimetria dei palazzi per capire da quale lato fare irruzione. All'interno della casa ci sono due bambini di 3 e 5 anni. Ecco, due bambini che per ore non si vedono più, tanto da far pensare chissà quale orrore, possa essere successo all'interno della casa. Ed invece non è così. Se tutto questo è successo è proprio per amore dei suoi figli. Se Miriam si è cacciata in questo grosso guaio è proprio perché non vuole perdere l'unica cosa che le è rimasta, l'unica sua ragione di vita. Tutti tirano un sospiro di sollievo quando dai vetri del balcone spunta la figlia più grande, e poco dopo dietro anche il piccolo di tre anni, vestito si fa per dire, solo del pannolino.

Fa caldo in casa, le forze dell'ordine hanno staccato la corrente elettrica e interrotto la fornitura di gas, come da prassi. Anche l'acqua è stata chiusa e dopo le urla, i tentativi di dialogo, e le tante ore trascorse, si ha bisogno almeno di rifocillarsi con un sorso d'acqua fresca. Chiede dell'acqua Miriam, per se e per i suoi bambini. Un uomo vestito di nero, che fa parte dei corpi speciali arrivati da Livorno, si carica sulle spalle una piccola cassa d'acqua e prova a salire al primo piano per recapitare il tutto. Miriam si oppone, uscendo fuori con l'inseparabile cane, che dall'inizio di questa vicenda ha vegliato su tutta la famiglia. Un meticcio di colore scuro, pronto ad abbaiare ad ogni rumore sospetto, e spedito in casa a guardare i suoi figli, ogni volta che la madre esce sul balcone per dialogare con le forze dell'ordine.

L'acqua arriva a destinazione, ma viene lanciata direttamente sul balcone dalla strada. Miriam prende le tre bottigliette, entra in casa, e dopo aver chiuso il balcone, abbassa le tapparelle. Sembra un segno di resa, ma forse è l'ultimo atto d'amore di una madre che sa, che per molto tempo, o forse per sempre, non rivedrà più i suoi piccoli. Trascorre ancora un'ora. Forse interminabile per chi è all'esterno, per chi sta decidendo quando e come agire, ma di sicuro breve come un battito di ciglia, per chi invece è chiusa dentro, e sa che si tratta dell'ultima occasione per stringere forte a se i suoi figli. Mentre fuori i vertici delle forze dell'ordine pianificano l'orario migliore per far partire il blitz, sfruttando magari le prime ombre della sera, arriva la resa. Miriam De Filippis, la donna che ha tenuto sotto scacco per oltre diciassette ore le forze dell'ordine, bloccando un intero paese, ha deciso di mettere la parola fine a questa vicenda. Apre la porta e consente ai sanitari del 118 di entrare in casa. I bambini stanno bene, sembrano sereni, malgrado tutto quello che è successo. Lei ha sempre pensato prima di tutto a loro.

Non è armata, il coltello che tanto aveva tenuto in apprensione gli inquirenti non c'è, forse è stato riposto immediatamente, dopo averlo mostrato alle prime luci dell'alba, quando ancora la rabbia mista a paura dominava i suoi sensi. Miriam è esausta e si fa prendere in custodia dai sanitari e da alcuni agenti saliti in casa. I bambini sono il suo primo ed ultimo pensiero, mentre viene trasportata all'ospedale di Solofra. Loro sono già stati presi in custodia dai nonni paterni, in attesa che arrivi il padre fuori per lavoro in Bulgaria, sperando che superino tutto questo, e che magari un giorno possano riabbracciare la loro mamma, perdonandole un gesto d'amore folle, che forse solo chi si ritrova a vivere una situazione come questa, può comprendere fino in fondo.

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Massimiliano Grimaldi