La pandemia fa esplodere il risparmio precauzionale. I depositi bancari crescono di 126 miliardi da settembre 2019 a settembre 2020, nonostante una riduzione del PIL che dovrebbe essere valutata in circa 168 miliardi (122 dei quali già accertati nei primi nove mesi dell'anno). La propensione al risparmio si impenna dall'11,8 al 20 per cento del reddito. Sono alcuni dei dati che emergono dall'Indagine sul Risparmio degli italiani nel 2020. Il rapporto è stato curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo insieme al Centro Einaudi.
Per il 3,1 per cento degli intervistati la crisi sanitaria è diventata una crisi economica profonda: 600 mila famiglie potenzialmente in difficoltà.

Una famiglia su due (47 per cento) è costretta a ricorrere ai risparmi per far fronte alle difficoltà, ma solo il 10,2 per cento vi attinge in misura significativa; il 15,3 per cento vede le entrate ridursi significativamente o addirittura azzerarsi (3,1 per cento); il 19,4 per cento ha chiesto e ottenuto aiuti economici.
La crisi sanitaria peggiora anche le aspettative. Il saldo tra chi prevede un miglioramento e chi attende invece un peggioramento delle prospettive di reddito nei prossimi 12-18 mesi è negativo e pari al 20 per cento.
Nel 2020 si interrompe il miglioramento dei giudizi di sufficienza del reddito. Dopo la prima ondata pandemica il saldo tra ottimisti e pessimisti scende ulteriormente dal 66,1 al 63,8 per cento.
Il primo obiettivo degli investimenti resta la sicurezza (59,2 per cento); la liquidità è stabile al secondo posto (36,7 per cento); segue il rendimento di lungo termine. (Italpress)