Ariano Irpino

E' una inchiesta che affonda le sue radici nella primavera del 2019, quando era rimbalzata all'attenzione dell'opinione pubblica con il coinvolgimento dell'ex ministro Ortensio Zecchino (avvocato Vincenzo Regardi), chiamato in causa per 27 volumi antichi, rubati, secondo gli inquirenti, presso la biblioteca comunale di Ariano Irpino, che i carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio artistico e culturale di Roma avevano portato via dalla biblioteca del Centro europeo di studi normanni, di cui è presidente Zecchino. Un'inchiesta diretta dal sostituto procuratore Marilia Capitanio e ancora in corso, che oggi fa registrare una novità, con l'arresto di Gianluca Tucci, 42 anni, responsabile della segreteria e della biblioteca del Centro europeo di studi normanni, nonché dipendente della locale cooperativa Ar.Tour, che gestisce la fruizione del Museo Diocesano di Ariano Irpino.

E' finito ai domiciliari, su ordine degli gip Gelsomina Palmieri, per le ipotesi di reato di ricettazione e riciclaggio – si legge in una nota a firma del procuratore Aldo Policastro - di “numerosi volumi antichi risultati provento di furto presso la Biblioteca comunale “Pasquale Stanislao Mancini” di Ariano Irpino, che ha sede nello stesso stabile del Cesn”.

Difeso dall'avvocato Guerino Gazzella, Tucci era già indagato perchè nel corso di una perquisizione era stato trovato “in possesso di numerosi volumi provenienti da quella Biblioteca, alcuni dei quali ancora con il timbro ad inchiostro dell’ente proprietario. Per altri volumi rinvenuti, invece, sono state rilevate abrasioni dei segni distintivi, finalizzate ad ostacolarne l’identificazione della provenienza furtiva. Si tratta di tecniche che hanno previsto la rimozione del timbro della biblioteca e la cancellatura, mediante copertura con inchiostro moderno, delle antiche note manoscritte che riconducono alla pertinenza della biblioteca Mancini”.

Nella stessa occasione erano stati “sequestrati anche svariati reperti archeologici, alcuni dei quali provenienti da campagne di scavo, condotte negli anni ’80 e ’90, nel territorio di Ariano Irpino, dall’Università di Napoli, e lasciati in deposito presso il locale Museo Civico nonché diversi beni di natura ecclesiastica trafugati dal Museo Diocesano di Ariano Irpino, in epoca antecedente al 2018. Tra questi alcuni elementi marmorei costituenti parti di altari smembrati. Tra i beni rinvenuti anche 2 documenti archivistici provenienti dell’Archivio Diocesano, tra questi “l’inventario delle sacre reliquie e dei sacri arredi della chiesa Cattedrale di Ariano Irpino”, circostanza che – recita l’ordinanza del Gip – appare particolarmente significativa poiché l’interessato attraverso la consultazione di tale documento era in grado di individuare gli oggetti e gli arredi sacri di maggior pregio e valore economico, per poi acquisirli illecitamente ed immetterli nel mercato”.

Rinvenute anche “un’arma da fuoco antica illecitamente detenuta ed alcune armi bianche, di epoca Medioevale, provenienti dal Museo della Civiltà Normanna di Ariano Irpino”. Questa mattina l'esecuzione della misura cautelare, accompagnata da una perquisizione nel corso della quale sono stati sequestrati “ulteriori beni ritenuti di provenienza illecita sia oggetti d’arte provenienti da patrimonio ecclesiastico, e da esso si ritiene provenga anche la reliquia del B. Vinc. Pallotti, ma anche documenti archivistici e numerose pagine di volumi antichi smembrati appartenenti ad epoca compresa tra il XVII ed il XIX secolo, di cui alcune stampate e con iscrizioni riconducibili alla Biblioteca Mancini”.

Come si ricorderà, Zecchino, indagato per riciclaggio e ricettazione, era stato interrogato su sua richiesta dal Pm nel maggio del 2019. “L'ho fatto per precisare – aveva detto all'uscita dalla Procura – alcune circostanze”. Ad iniziare “dall'assenza sui testi sequestrati di qualsiasi timbro della biblioteca Mancini, che credo non abbia neanche i registri di carico”. L'attenzione era stata puntata, poi, - aveva aggiunto- “sulla distinzione tra la mia biblioteca e quella del Centro europeo di studi normanni”, di cui è presidente, ospitata nella sua abitazione.

“Tutta questa vicenda – aveva concluso – è nata dalla scelta di offrire i miei testi alla consultazione pubblica, ma ho offerto elementi chiari, che ritengo inconfutabili, sulla provenienza certa della gran parte dei volumi, che non è quella della 'Mancini'”.