La diciannovesima assoluzione di Antonio Bassolino, arrivata in questi giorni, chiude una lunghissima fase politica che in molti oggi vorrebbero confondere con una mera vicenda giudiziaria.
La questione sta assumendo, su scala nazionale, contorni comici. Nei tweet, nei post, nei comunicati e nelle foto di solidarietà, si leggono i toni tipici della rimozione storica, di una memoria collettiva che in Italia è sempre lacunosa, oscurata da un velo spesso e putrido di ipocrisia.
Oggi Antonio Bassolino torna ad essere l’uomo amato da tutti, il politico integerrimo e imbattibile, l’istituzione diversa e moralmente impeccabile che ci riporta alle immagini in bianco e nero di Bassolino al fianco di Berlinguer.
Eppure quella di Bassolino non è una vicenda che può consumarsi valutando esclusivamente l’aspetto giudiziario, aspetto che dovrebbe invece farci ragionare su quanto e su come il potere della magistratura possa interferire con quello della politica. La storia di Bassolino è una storia politica che ha avuto le sue luci e le sue ombre, i suoi successi e i suoi fallimenti e che oggi come allora deve essere valutata nella sua interezza, senza i condizionamenti delle sentenze, delle inchieste e del lavoro lento e incompleto della magistratura.
Antonio Bassolino ha rappresentato per Napoli una speranza, un momento di rinascita di una città capace, finalmente, di mostrarsi al mondo nelle sue potenzialità, nelle sue capacità, nelle sue magnifiche e innegabili bellezze. Il laboratorio messo in campo a Napoli, che ha dato il via ad un centrosinistra nazionale capace di vincere e di governare, è stato il punto massimo che Bassolino ha potuto rappresentare politicamente.
Ma la storia di Bassolino rappresenta anche il fallimento di un sogno che si è schiantato sul muro della crisi rifiuti e delle immagini di una Campania sommersa di rifiuti.
C’è da valutare il bossolinismo, la rete di competenze che attorno al sindaco di Napoli prima, e al presidente della Regione Campania, si è costruita governando un mostro burocratico e di consenso che è l’ente regionale.
Ci sono le tante cose fatte bene, i tanti risultati ottenuti, ma c’è anche la fase del declino, l’emersione di un sistema che garantiva troppi interessi, che non riusciva a mettere in campo politiche valide per la raccolta di rifiuti, le aziende partecipate create più per avere bacini di consenso che per una reale esigenza, la mancanza di soluzioni nel campo dei trasporti, dell’innovazione, dell’ambiente. Ci sono da valutare i vari uomini potenti di quei consigli regionali e le loro reti clientelari, i personaggi ai limiti, le ecoballe imbustate che ancora oggi rappresentano un fallimento e un dramma per tutta la Campania.
Nei giorni durissimi dell’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania, Antonio Bassolino era rimasto a difendere il fortino mentre gli altri se la davano a gambe, era rimasto a prendersi le responsabilità di un mondo vasto che invece in quel momento critico si è nascosto per riapparire e rimettersi sulla giostra a tempesta placata.
Allora Bassolino, vittima anche di una sovraesposizione, era diventato un reietto anche per il suo partito, con Veltroni che neanche lo volle sul palco a piazza Plebiscito in occasione della chiusura della campagna elettorale del neonato PD. Per anni era diventato l’uomo della spazzatura nelle strade, quello da non nominare, da non invitare, da dimenticare.
In quella tempesta, con superficialità e senza badare a scrupoli, le valutazioni politiche venivano mischiate ai giudizi giustizialisti della forca e del fango. Nessuno difenda Bassolino, era il messaggio subliminale che passava negli ambienti politici cittadini e nazionali.
Oggi con la stessa superficialità di allora si mischia ancora una volta il giudizio politico con quello della giustizia.
Oggi Bassolino viene riscoperto dagli stessi che allora lo lasciarono solo, e viene fatto con la stessa tempesta mediatica questa volta però di segno opposto. Nessuno si azzardi a ricordare che allora non fu solo una tempesta mediatica o giudiziaria ma la fine e il fallimento di un sistema politico che per anni aveva governato tutto il territorio senza mai perdere, è questo il nuovo messaggio subliminale.
Oggi come allora nell’accavallarsi di parole si confondono le acque e chi al tempo scappò davanti al crollo, oggi si riscopre parte di un sistema che fino a ieri ha rinnegato.
Dietro i tweet, i post e i comunicati di giubilo di questi giorni si celano quelli che di quel crollo furono parte attiva, in ogni decisione, in ogni errore, in ogni scivolone. Gli stessi che pur essendo responsabili tanto quanto Bassolino delle montagne di spazzatura nelle strade di Napoli e della Campania, con quella storia non hanno mai fatto i conti, né politici, né giudiziari.