La Francia è ancora una volta sotto attacco. Il terrorismo colpisce ancora una volta ai pilastri valoriali di una delle democrazie più vere e libere della Terra. Era il 2015 quando per la prima volta degli uomini armati sparsero terrore nelle strade di Parigi. Ad essere attaccato allora fu il giornale satirico Charlie Hebdo, che pagò per le sue vignette su Maometto. 12 persone trucidate, tanti feriti, i terroristi che fuggivano in diretta televisiva mondiale al grido d “Allah Akbar”. 
La Francia pagava un prezzo enorme per la sua libertà, per la possibilità di avere una satira irriverente, dissacrante, cattiva, indipendente, libera. 

Da allora, da quel 7 gennaio 2015 si sono susseguiti i giorni di terrore e le scene di uomini armati che trasformano le città francesi in teatri di una guerra irregolare e folle sono diventate quasi normalità. 

In queste settimane le vignette di Charlie Hebdo sono tornate al centro dell’attenzione, quando un professore, Samuel Paty, di una scuola della periferia parigina, che le ha mostrate in classe per una lezione sulla libertà di stampa è stato decapitato. Da allora si sono susseguiti alcuni atti di violenza fino alla decapitazione in una chiesa di Nizza, sempre ad opera di un fondamentalista islamico, di 3 persone che stavano semplicemente pregando.
Cambia lo scenario, le mani, le organizzazioni e le modalità di azione ma al centro dell’attacco terroristico c’è sempre lo stesso valore occidentale che deve essere imprescindibile: la libertà. 

Eppure anche in questi giorni, come allora, si è cominciato a sentire un discorso che sfiora il giustificazionismo di certi atti, che rimette le responsabilità nelle mani di chi quella satira la pubblica, con un attacco anche non molto velato alle vignette. “Questa satira è sgradevole”, “Perché mostrarle?”, “sono irrispettose, di cattivo gusto”, “se fai arrabbiare qualcuno è normale che devi aspettarti una reazione”.
Oggi come allora quelle vignette furono messe sotto accusa, il New York Times non le pubblicò per non turbare gli animi di qualcuno, il mondo intero si interrogava sul quanto fosse giusto permettere ad un giornale di esprimere la sgradevolezza che deve essere la principale caratteristica della satira che altrimenti se compiacente e gradevole diventa un’altra cosa. 

I terroristi vincono ogni volta che questo discorso passa, ogni volta che si censura la satira perché è sgradevole o di cattivo gusto o perché fa arrabbiare qualcuno, ogni volta che si mette il limite alle parole e ai pensieri di un essere umano, i terroristi vincono ogni volta che una comunità locale decide di decapitare un professore di scuola perché ha mostrato delle vignette. 
Su questo punto, sulla capacità di difendere i pensieri, le parole, i disegni e l’arte sgradevole si gioca la vera battaglia per la libertà, anche in un momento in cui la pandemia non lascia troppi spazi ad altri ragionamenti, soprattutto in una fase in cui la democrazia occidentale è fragile davanti ad un virus che ne ha minato le fondamenta. 

Nel 2015, l’11 gennaio, scesero in strada a Parigi più di due milioni di persone per protestare contro il terrorismo e 3,5 milioni in tutta la Francia. La prima fila del corteo di quel giorno di gennaio era composta dai capi di stato di gran parte del mondo, per la prima volta sfilarono insieme i leader europei, per la prima prima volta il leader israeliano Benjamin Netanyahu marciò insieme al leader palestinese Abu Mazen. Il mondo si schierava con forza a difesa della libertà, anche di quella più scomoda, anche di quella più difficile da difendere. Oggi poco si muove e di quella prima linea e di quel corteo non vi è più traccia. 

Per questo abbiamo deciso di ripubblicare il discorso che l’allora presidente Francois Hollande tenne il 7 giugno 2015 a poche ora dall’attentato, nel qual e ribadisce che la libertà non si può barattare.

Miei cari compatrioti oggi la Francia è stata colpita al cuore, a Parigi, alla sede di un giornale con una violenza estrema che ha ucciso 12 persone e ne ha ferite molte altre. Dei vignettisti e disegnatori di grande talento, dei giornalisti coraggiosi sono morti. Hanno segnato, grazie alla loro influenza, grazie alla loro eccellenza, grazie alla loro indipendenza, generazioni e generazioni di francesi. Desidero dire qui a loro che il loro messaggio, quel messaggio di libertà continuerà ad essere difeso nel loro nome.
Questo attentato terribile ha ucciso anche due poliziotti, la stessa polizia che era incaricata di proteggere Charlie Hebdo, una redazione di un giornale che era già minacciato da anni dall’oscurantismo perché difendeva la libertà d’espressione.
Questi uomini, queste donne, sono morti per l’idea che avevano della Francia e cioè la Libertà.
Io voglio esprime ora tutta la riconoscenza alle famiglie, ai feriti, alle vittime, a tutti coloro che oggi sonno stati privati dei loro cari a causa di questo orrendo attentato.
Oggi sono i nostri eroi ed è per questo che domani sarà una giornata di lutto nazionale, l’ho decretato. Alle 12 ci sarà un momento di raccoglimento in tutti i servizi pubblici. Invito tutta la popolazione a partecipare. Le bandiere saranno issate a mezz’asta per 3 giorni.
Oggi tutta la Repubblica è stata vittima di un’aggressione. La Repubblica significa libertà di espressione, significa cultura, significa creatività, significa pluralismo, significa democrazia. Questo è stato colpito dai terroristi, è l’ideale di giustizia e pace che la Francia porta ovunque sulla scena internazionale.
Questo messaggio è un messaggio di pace, di tolleranza, u messaggio che difendiamo anche attraverso i nostri soldati per lottare contro il terrorismo e il fondamentalismo.
La Francia ha ricevuto espressioni di solidarietà e di fraternità da parte di tutto il mondo e noi dobbiamo prendere la giusta misura e dobbiamo rispondere agli autori di questo crimine, prima di tutto ricercandoli e far si che possano essere arrestati, giudicati e condannati. Sarà fatto tutto il possibile per assicurarli alla giustizia. Ma dobbiamo anche garantire la sicurezza di tutti i luoghi pubblici e per questo il governo ha messo in piedi il cosiddetto il Piano contro gli attentati e le forze di sicurezze saranno disperate in tutti i luoghi dove potrebbe esserci il focolaio di una nuova minaccia. Infine dobbiamo essere noi stessi coscienti che la nostra bandiera è l’unità, l’unità di tutti i nostri concittadini difronte a questa prova, niente può dividerci, niente si può opporre a noi, niente può separarci.
Domani riunirò i Presidenti delle due Assemblee, e le forze politiche parlamentari dimostrare la nostra forza unitaria. La Francia è grande quando è capace di reagire ad una prova, quando è capace di mostrare il miglior livello che è il suo livello, quello che ha permesso all Francia di superare sempre le prove.
La libertà sarà sempre più forte della barbarie!
La Francia ha sempre battuto i suoi nemici perché ha saputo far blocco intorno ai propri valori, ed è questo ciò che vi invito a fare: riunirci, riuniamoci tutti, sotto qualunque forma. Ecco quale deve essere la nostra risposta uniamoci davanti a questa prova e vinceremo. Vinceremo perché abbiamo tutte le possibilità di credere nel nostro destino e niente, niente, potrà farci cedere nella determinazione che è nostra. Uniamoci.
Viva la Repubblica!
Viva la Francia!