Miniera è un’associazione dei Quartieri Spagnoli che si occupa di riciclo creativo, testimonianza di ciò sono le opere di arredo urbano, realizzate dal fondatore Salvatore Iodice con la spazzatura abbandonata in strada, che invadono i vicoli da Montecalvario a Montesanto.
Da qualche anno, però, Miniera si occupa anche di riciclo “culturale, mettendo assieme quei pezzi dimenticati della cultura partenopea per riproporli, sotto una nuova luce, al pubblico. Infatti, ad esempio, i membri di Miniera stanno tappezzando i muri dei Quartieri Spagnoli di murales raffiguranti personaggi popolari e gli antichi mestieri napoletani.
È soprattutto, però’, sull’artigianato che Iodice e i suoi soci stanno puntando, infatti dopo aver realizzato un docufilm, “Manime”, che racconta di una Napoli dal punto di vista di artigiani e lavoratori, stanno mettendo su un progetto fotografico, “I Moderni volti della Napoli antica”, in cui raccolgono la testimonianza dei superstiti artigiani della città.
“Con una più che modesta fotocamera, ed armati solo di buona volontà e determinazione, senza avere né attrezzature né conoscenze tecniche, cominciammo a girare delle scene, delle interviste a degli artigiani e dei lavoratori, che poi mettemmo insieme per farne un documentario che potesse raccontare una realtà napoletana popolata di lavoratori, di gente operosa. Poi abbiamo capito che il progetto andava proseguito e così, muniti della stessa fotocamera, abbiamo cominciato a fotografare mani e volti degli artigiani, andandoli a scovare man mano nei vicoli della nostra città, non solo del quartiere. “- spiegano Iodice ed il vicepresidente di Miniera, Fabio De Rienzo –“E’ un progetto in crescendo, durante il percorso abbiamo cambiato macchina fotografica e siamo, con l’esperienza acquisita, migliorati anche tecnicamente. Le foto legate ad ogni personaggio, ad ogni artigiano, sono accompagnate da delle didascalie in cui, in poche righe, raccontiamo la storia, i sogni e le preoccupazioni di ognuno di essi, ricavate attraverso ciò che ci è stato detto, in delle interviste, ma soprattutto da ciò che non è stato detto. Il progetto andrà avanti fino a quando non scoveremo l’ultimo artigiano, quello legato alle tradizioni scomparse, rimasto in città. Dopo trasformeremo tutto ciò in delle mostre e in un libro, che già sta prendendo forma.
Perché lo facciamo? Perché l’artigianato e le nostre tradizioni sono a rischio estinzione. Da qualche anno Napoli ed i Quartieri hanno cominciato ad assaporare il gusto del turismo ma questo fenomeno ha alimentato una nascita incontrollata di B&B e trattorie a basso costo, che ha generato una guerra economica intestina senza reali vincitori ma con tantissimi vinti.
Invece di donare ai turisti la nostra cultura e le nostre tradizioni, ci siamo svenduti proponendo un’esperienza turistica di bassissimo livello che porta più costi che introiti, se non a pochissimi ‘imprenditori’, e così botteghe artigianali vengono soppiantate da B&B e trattorie. Se non si invertirà la rotta, se non si incentiverà l’artigianato, quando questa economia fasulla, costruita su fondamenta vuote, crollerà, e sarà inevitabile, torneremo indietro di 20 anni, complice anche la situazione legata al covid-19.”