San Martino Valle Caudina

Scarcerato Gennaro Pagnozzi, detto “o giaguaro”, il boss più anziano della Campania. Solo pochi giorni fa il Tribunale di Avellino gli aveva revocato la misura cautelare nell’ambito di un processo per usura ed estorsione ai danni di una coppia di imprenditori della provincia di Avellino. Ma il boss non aveva lasciato il carcere di Terni, dove era recluso, in quanto aveva a carico un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, dal Gip presso il Tribunale di Napoli per numerosissimi episodi di usura (ben 11), aggravati dal metodo mafioso,  commessi nella città di Napoli, precisamente nel quartiere di Ponticelli.

Oggi, il Tribunale di Napoli – VII sezione penale – ha deciso di sostituire la custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari in una abitazione sita in un comune della provincia di Benevento, non potendo rientrare nella sua villa di San Martino Valle Caudina in quanto, per come disposto in altro procedimento penale,  ha il divieto di dimorare in quel comune. E così, in serata, per  colui che è citato nelle relazioni parlamentari antimafia da decenni quale uomo di rilievo della criminalità campana si sono aperte le porte del carcere ed ha potuto ricevere in libertà l’affetto dei suoi familiari. Eppure le ultime inchieste che lo avevano raggiunto facevano pensare che il settantaseienne  boss avrebbe passato gli ultimi anni della sua vita rinchiuso. 

Processato innumerevolmente, la sua vita è costellata da dorate latitanze, improvvise scarcerazioni e clamorose assoluzioni, quale, solo a titolo di esempio, quella nel processo Spartacus  (ove  fu processato con il clan dei casalesi,  seppur non ha mai voluto accettare la supremazia di costoro come ritenuto dall’allora P.M. D.D.A. dott. Raffaele Cantone ). Nasce come contrabbandiere, è tra i primi ad opporsi a Cutolo per la tassa che costui cercò di imporre su ogni cassa di sigarette di contrabbando. Ha costituito all’inizio degli anni ’80 un clan operante a cavallo delle province di Benevento ed Avellino, con propaggini nella citta di Napoli (in particolare a Ponticelli), con significativa recente estensione nella città di Roma. Infatti,  dalla notissima inchiesta denominata “camorra capitale” è emerso che a capo del clan che opererebbe a  Roma vi è proprio il figlio Domenico. 

Laddove è stata affermata la sua penale responsabilità   non hai mai subito condanne pesanti. Ha sofferto in carcere solo dieci anni rispetto ad oltre mezzo secolo vissuto nell’illegalità. Dopo essere stato difeso dall’avvocato Vincenzo Siniscalchi, sino a metà degli anni novanta, da circa venti anni in tutti i processi ha avuto ed ha un unico difensore, l’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli. 

Redazione