Lo scontro tra il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ed il presidente della Giunta Regionale, Vincenzo De Luca, non si è mai interrotto e sono ormai tipiche le bordate tra i due.
Se nel periodo della prima ondata il governatore usciva rafforzato e con una notorietà che nessuno avrebbe anche solo immaginato a gennaio, mentre il primo cittadino partenopeo rimaneva nell’ombra e scompariva, oggi le cose sono cambiate. I numeri crescenti del contagio ridanno fiato ad un de Magistris che sembrava orami finito. Attacca senza tirarsi indietro il sindaco di Napoli ormai da giorni, sottolineando che i numeri dei posti letto in terapia intensiva in Campani non sono cresciuti di quanto serviva e che la gestione del governatore, dunque, sul lungo periodo è fallimentare.
''Il covid per De Luca è stata una fortuna politica - ha detto de Magistris - e anche la gestione dei dati è stata fatta in maniera assolutamente poco trasparente. In Campania da giugno c’è un aumento dei contagi progressivo e considerevole ma la comunicazione politica e istituzionale del presidente della Regione è stata di basso profilo, non ha emesso ordinanze restrittive e affermava che la situazione era sotto controllo. Poi - ha detto - come per magia dopo le elezioni regionali del 20 settembre è nuovamente iniziata la politica del lanciafiamme. il governatore della Campania prima del voto non si sarebbe mai sognato di chiudere i locali alle 23 e lo fa solo dopo il voto per nascondere il fallimento della sua politica sulla sanità pubblica prendendosela con cittadini e commercianti. Oggi, e mi assumo la responsabilità delle mie parole, il presidente della Regione deve spiegare ai campani perché non c’è stato un miglioramento sensibile nella rete sanitaria pubblica nonostante il fiume di denaro pubblico che ha avuto. A febbraio avevamo 334 posti letto di terapia intensiva per 6 milioni di abitanti. Oggi, dopo sette mesi, i posti letto sono 500 e dovrebbero essere 1500”.