Napoli

Sulla vicenda del bambino di soli 11 anni che si è lanciato nel vuoto a Chiaia sono intervenuti in molti in questa giornata nella quale si attendono risposte chiare su ciò che davvero ha spinto il piccolo ad un gesto del genere. 

Si fanno sempre più robusta la tesi di una challenge sui social che abbia indotto il bambino al folle gesto.

La senatrice partenopea Valeria Valente ha fermato che “da mamma sono costernata per quanto è avvenuto. La Polizia di Stato e la Procura - sottolinea la parlamentare - faranno luce sui fatti: se dovesse essere confermata l'ipotesi dei 'challenge dell'orrore' ci troveremmo di fronte ad un'altra vicenda gravissima. Credo che come politici e parlamentari dobbiamo interrogarci sul da farsi per intervenire su questo nuovo terribile fenomeno, forse ampliando le maglie della legge sul cyberbullismo".

Per il consigliere regionale della Campania Francesco Emilio Borrelli, "bene fanno gli investigatori a concentrarsi anche sui pericoli del web che potrebbero aver causato uno stato d'animo insostenibile. Voglio solo ricordare che i casi di cyberbullismo in Italia e in Campania sono più che raddoppiati in seguito al lockdown - fa sapere Borrelli - e che ci troviamo di fronte a fenomeni nuovi e inquietanti come quelli delle sfide sui social in giochi perversi che spingono al limite della sopportazione chi ci casca. Più volte abbiamo denunciato alla Polizia Postale profili social che istigavano i giovanissimi a sfide pericolose con bravate di ogni genere, in particolare sugli scooter”.

Il ministro degli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, ha scritto su Facebook che “la tragedia del piccolo di undici anni che si è tolto la vita, a Napoli, lanciandosi dal balcone di casa, perché istigato al suicidio da un assurdo gioco social impone a tutti un'immediata riflessione. Chi lo ha portato a compiere un gesto così estremo? Le risposte spettano alla magistratura ma quello che deve farci riflettere è che quel bambino è il figlio di tutti noi. Lo Stato, tutto, nella sua interezza, non può restare a guardare, servono sanzioni e pene esemplari per tutti coloro che istigano i bambini a giochi di qualsiasi tipo, a maggior ragione a giochi della morte"

In una nota, l'avvocato Gennaro Demetrio Paipais, presidente dell'Unione Giovani Penalisti di Napoli ed esperto in diritto minorile ha sottolineato come “da tempo auspichiamo un intervento normativo per contrastare la dipendenza dei minori dai social network e per scongiurare l'uso improprio di smartphone, tablet e pc. Tuttavia - aggiunge Paipais - con la necessità di una didattica a distanza che impone l'utilizzo di dispositivi informatici il paradigma normativo dovrebbe essere costruito di concerto alle figure di garanzia quali l'Autorità  garante per le garanzie nelle comunicazioni, l'Autorità  per l'Infanzia e l'Adolescenza, di concerto con il Ministro dell'Istruzione. Ed infatti, la normativa di tutela dei minori dai rischi della rete è ancora acerba e i genitori spesso non conoscono le modalità  di accesso alle nuove applicazioni, per cui non sono in grado di svolgere un ruolo attivo per il suo corretto utilizzo”.

Una vicenda che ha scioccato la città e che ci mette dinanzi ad uno dei nuovi drammi dei nostri tempi quello dei social network che non solo manipolano le scelte di acquisto, le mode, le intenzioni politiche ma anche i gesti quotidiani di ognuno di noi.