E' il giorno del verdetto per Domenico Aschettino, il 42enne di Lauro, ex guardia giurata accusato di aver ucciso la famiglia Sepe. Questa mattina il gup del tribunale di Avellino leggerà la sentenza per l'imputato. Il pm che ha condotto le indagini, la dottoressa Antonella Salvatore, ha chiesto per Aschettino il carcere a vita con l'isolamento diurno.
Nella strage dell'agosto del 2013 morirono Vincenzo Sepe, capofamiglia, la figlia Carolina incinta di pochi mesi, Bettina Crisci, la settantenne suocera di Vincenzo Sepe, deceduta a qualche mese di distanza.
«Aschettino non ha mai mostrato in questi mesi e anche nel corso del procedimento un minimo segno di pentimento per l'azione compiuta». E' più o meno quello che nel ricostruire i motivi per cui ha chiesto l'ergastolo nei confronti di Aschettino, il pm Salvatore ha voluto evidenziare rispetto alla condotta anche processuale tenuta dall'imputato. Mai una dichiarazione in aula per rappresentare una sorta di pentimento rispetto alle gravi condotte di cui si è macchiato.
La premeditazione è uno dei capitoli fondamentali di questa terribile vicenda ricostruita in aula dal pm Salvatore. Domenico Aschettino voleva uccidere e il magistrato lo deduce da alcune circostanze specifiche: «perchè l’Aschettino aveva con sè la pistola già dalle ore 16 del 25 agosto, quando sarebbe avvenuto il primo episodio di minacce nella piazza di Pignano e alle19 quando si recò nel cortile della famiglia Sepe e fece fuoco». Voleva la morte non solo di Sepe Vincenzo, ma di tutta la famiglia», così ha concluso il pm in aula nella sua requisitoria.