Napoli

“Mi preparo a lanciare dopo l'estate un nuovo progetto politico, una lista nazionale per cambiare il Paese dal basso”. Ecco De Magistris ci riprova ancora una volta e ricomincia con il suo tentativo di rilanciare la sua figura politica. Dopo aver fatto il pari e dispari per anni sulla sua candidatura prima alle europee, poi alle regionali, ora è pronto a candidarsi alle elezioni nazionali, che comunque non sono argomento dei prossimi mesi. 

Il sindaco di Napoli scegli proprio l’argomento del referendum sul tagli dei parlamentari per provare a costruirsi un’immagine nazionale. Sulla questione che sta mettendo in crisi dividendo sia opposizione che maggioranza, il primo cittadino partenopeo ha le idee chiare ed è netto. 

"Voterò No al referendum - ha detto de Magistris in un intervista a La Repubblica - è una riforma speciosa, figlia della propaganda populista. Sul No, inoltre, si sta giocando una partita all'interno del governo". 

Il sindaco fa suoi i concetti che il fronte del no, eterogeneo ma con dentro gran parte della sinistra storica italiana, ha ripetuto nei mesi precedenti. Si parte dal concetto che il restringimento della rappresentanza “rafforza la casta, concentra il potere nelle mani di pochi, non garantisce adeguata rappresentanza ai territori, danneggia le minoranze". 

Parole che di certo non piaceranno ai 5 Stelle, con i quali in città de Magistris ha tessuto dialoghi e intese, che vedono, o almeno lo facevano, uno dei loro grandi obiettivi. 

Non può mancare, nella sua convinta opposizione al taglio neanche l’altro cavallo di battaglia del fronte del No che non nega l’esigenza di razionalizzare la struttura istituzionale del Paese ma prima “c’è bisogno di una riforma del bicameralismo perfetto, oltre che di una nuova legge elettorale”.

Sul modello al quale ispirarsi il sindaco di Napoli ha una visione che, ad anni di distanza dal “Renzi cacati sotto”, è molto simile, se non uguale a quella che il leader di Italia Viva professava quando era al governo. “Il modello valido può essere la legge per l'elezione diretta dei sindaci in vigore dal 1993”, un punto un po’ controverso perché con una legge del genere si cambierebbe forma alla Repubblica Italiana che diventerebbe una democrazia presidenziale e non più parlamentare, una posizione sulla quale la sinistra in generale e de Magistris in particolare non erano mai stati in sintonia con quella parte invece larga e trasversale che vede in un rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio dei Ministri un bene e non una deriva autoritaria. 

Sul presente e sul locale il sindaco ha voluto chiarire subito che non voterà per De Luca “né chi lo appoggia, questo è evidente. Le sue liste sono una macedonia rancida”. Parole tutt’altro che leggere che aprono e rendono ancora più instabile una frattura ormai insopportabile tra due istituzioni che dovrebbero invece rispettarsi, parlarsi e provare a collaborare.