Avellino

Per anni c’è stata una narrazione, un racconto politico, che ha oscurato la verità, nascondendo nel cono d’ombra delle luci della ribalta le vere connessione che esistono tra due personaggi che sono ancora oggi raccontati come estremamente diversi pur essendo in realtà tanto simili. 

Matteo Renzi e Ciriaco De Mita, nei loro modi, in quella spavalda convinzione e in quella sfacciata sicurezza, hanno tratti che si sovrappongono e che vengono alla luce se messi a confronto superando le banalità.

Le loro sono due storie personali e politiche simili. Due storie interamente democristiane. Due vite di potere. Due carriere fulminanti. Due cerchi magici che hanno rappresentato il motivo del successo e dei fallimenti dei due leader che hanno condiviso non solo l’amore per lo scudo crociato ma anche la capacità di irrompere e scuotere il sistema in cui si sono mossi. 

Entrambi hanno fatto del loro territorio di provenienza una fucina di personale politico di fiducia, trasformando i loro contatti di sempre in ministri, sottosegretari e incaricati di governo. Entrambi hanno una visione della gestione del potere che non prevede mezze misure, basata sul controllo dei contatti e sulla centralizzazione verticistica che concentra tutto nelle mani del leader che in ogni caso ha non solo il potere decisionale su tutto, ma diventa l’unico referente pubblico di quei soggetti politici che diventano sempre più personale e sempre meno di massa. 

Entrambi sono stati presidenti del consiglio e contemporaneamente ai vertici del partito di maggioranza nel Paese. Hanno stretto alleanze improbabili, mostrando sempre scaltrezza e visione strategica. Entrambi hanno gestito un potere enorme, conquistando parti maggioritarie della società, ed entrambi hanno assistito al ridimensionamento del loro potere e delle loro figure nel panorama politico italiano.

Sono figure che hanno segnato i loro tempi e che non riescono a farsi rottamare, anzi ritornano sempre nell’arena ogni volta che ne sentono l’esigenza, con il loro cerchio magico, disposti anche tornare sui loro passi senza farsi troppi problemi, convinti di poter ancora contare qualcosa anche se tutto attorno cambia e se sembrano sempre più isolati.

Hanno convissuto per decenni nello stesso partito, si sono contrastati negli anni del Renzi rottamatore e oggi si annusano e si studiano per formare una lista insieme per appoggiare alle regionali Vincenzo De Luca. 

La notizia di una lista Renzi-De Mita potrebbe destare lo stupore di molti, di quelli che si concentrano solo sul presente, di chi valuta solo l’attuale e non si sforza a scostare quel velo di finzione costruito dalle narrazioni politiche. 

I due leader sono molto più simili di quanto possa sembrare ad un occhio poco attento, vivono la politica con strategia evitando con cinismo le barriere delle idee e delle cose dette. 

I due leader sono entrambi dei sopravvissuti ai terremoti politici che loro stessi hanno provocato, sono degli abilissimi comunicatori, dei capi carismatici capaci di evitare le bufere più pericolose e di rinascere ogni volta che li danno per finiti.

Entrambi si trovano oggi a secco di consenso e forse unire ora le loro debolezze elettorali potrebbe dargli la possibilità di contare ancora qualcosa alla corte di uno sceriffo che non chiede altro che voti e consenso per sedere al tavolo della grande spartenza della Campania del domani.